Castel Romano: interrogazione sul campo nomadi

Pallone (Fi) chiede di sapere in che modo la giunta regionale intenda tutelare la riserva naturale

Castel Romano: interrogazione sul campo nomadi

Decima Malafede, sul campo nomadi si accende la protesta. Dopo le rivelazioni del Giornale, il capogruppo di Forza Italia alla Regione Lazio, Alfredo Pallone, ha presentato ieri un’interrogazione urgente al governatore Piero Marrazzo e all’assessore all’Ambiente Filiberto Zaratti, per sapere in che modo la giunta intende tutelare la riserva naturale: «La legge vale per tutti, ma non per il Comune di Roma».
La vicenda prende le mosse nel settembre 2005, quando gli 850 nomadi di vicolo Savini, in pieno degrado, vengono da un giorno all’altro trasferiti a Decima Malafede, località Castel Romano. Il trasferimento viene spacciato dal Comune per provvisorio: 2-3 mesi al massimo. «Ma in Italia, si sa, non c’è nulla di più eterno del provvisorio - accusa Pallone -. E oggi, dopo quasi due anni, ci troviamo con un accampamento di 1200 nomadi, in condizioni igienico-sanitarie disumane e con un allarme sociale e ambientale pronto a esplodere».
La Riserva di Malafede, 6150 ettari di superficie, costa ogni anno alla Regione centinaia di migliaia di euro di gestione. La legge regionale 29/97 all’art. 3 stabilisce la tutela, il recupero e il restauro degli habitat naturali e dei paesaggi, nonché la loro valorizzazione. «Tutte le iniziative che possono nuocere alla fauna e alla flora - ricorda Pallone - sono vietate, i visitatori sono tenuti a misure comportamentali tali da non nuocere all’ecosistema. Ebbene, - denuncia il capogruppo di Fi - queste prescrizioni valgono solo per i cittadini normali. Ma non per Veltroni, che consente la permanenza dei rom nell’area protetta, nell’assoluta indifferenza della Regione e di Roma Natura, l’ente preposto alla salvaguardia».
Anche gli ambientalisti nei mesi scorsi hanno protestato: «I nomadi disboscano l’area per fare legna da ardere - ha accusato il Wwf -, vanno a caccia di animali, accendono falò ogni sera». Mille persone nel parco sono, inutile negarlo, una bomba ecologica. Capace di distruggere in breve l’habitat naturale. Ma al Wwf non ha replicato nessuno. «E allora ci sorge il dubbio - rimarca Pallone - che la normativa a tutela dei parchi, fatta di divieti e vincoli, valga per tutti, ma non per il Comune di Roma. In questa situazione di illegalità istituzionalizzata, i residenti non hanno più un interlocutore valido con cui confrontarsi, perché la giunta comunale non si è confrontata né con il Municipio, né – ci risulta - con la Regione o Roma Natura». L’assessore regionale all’Ambiente è dei Verdi. Dello stesso partito l’assessore precedente, Bonelli. Hanno preferito entrambi occuparsi d’altro, evidentemente. «Ma il degrado di Malafede - prosegue Pallone - è solo uno degli esempi del fallimento delle politiche ambientali della giunta regionale. La dimostrazione concreta del suo asservimento al Campidoglio. La Regione latita e la gestione della riserva realizzata da Roma Natura dimostra i suoi limiti.

Non è ammissibile infatti che Veltroni, facendo strame della normativa regionale sui parchi e sulla loro tutela, individui all’interno dell’area protetta la localizzazione per l’insediamento di un campo nomadi». «Marrazzo, infine - conclude Pallone -, dovrebbe interrogarsi anche sulla necessità di aggiornare la legge sui rom, la 82/85, sulla quale Forza Italia ha dato già la sua disponibilità ad aprire un dibattito».

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