
Doveva essere la giornata dell'ok quasi definitivo al Ponte sullo Stretto, con la Commissione per la valutazione dell'impatto ambientale del ministero dell'Ambiente che ha approvato l'opera. Il dossier e il progetto esecutivo adesso deve passare all'esame del Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile che riunisce tutti i ministri economici coinvolti, ci vorranno ancora due o tre settimane poi si partirà con la fase esecutiva, attesa prima dell'estate.
In serata però si è appreso che sul decreto legge Infrastrutture, che contiene una serie di misure per rilanciare le grandi opere, il Quirinale avrebbe espresso alcune riserve. In particolare sulla norma ad hoc creata per accentrare le competenze antimafia per il Ponte sullo Stretto. Da fonti governative c'è sorpresa e amarezza per i distinguo del capo dello Stato: nel mirino ci sarebbe l'intervento normativo specifico che, in buona sostanza, avrebbe dovuto trasferire le competenze su tutto quello che riguarda la realizzazione dell'opera alla Struttura di prevenzione antimafia centralizzata presso il ministero dell'Interno, presieduto dal prefetto Paolo Canaparo. Un soggetto che già oggi ha il compito di prevenire e contrastare le infiltrazioni mafiose nell'affidamento e nell'esecuzione dei lavori e delle attività connesse nei presidi ospedalieri in Calabria, nei cantieri dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano-Cortina 2026 ma anche per la ricostruzione dei territori colpiti dal terremoto del 2009 in Abruzzo, del 2016 in Centro Italia, del 2017 nell'isola di Ischia, e del 2018 nelle provincie di Campobasso e Catania.
Il timore del Quirinale, ci spiega un'altra fonte che ha seguito l'iter del provvedimento, è che questa norma possa creare delle interferenze con le indagini in corso. Come sappiamo, nelle scorse settimane, nel mirino della Procura di Caltanissetta è finito un pranzo tra l'ormai ex numero due della Direzione nazionale antimafia Michele Prestipino e i vertici della società Eurolink (il consorzio che assieme a Webuild realizzerà il Ponte), rappresentati dagli ex prefetti Francesco Gratteri e Gianni De Gennaro, già capo della Polizia e dei Servizi. Nel corso di questa cena Prestipino, che in Dna aveva la delega sul coordinamento delle sezioni 'ndrangheta e Cosa nostra, avrebbe incautamente rivelato ai due alcuni segreti di indagini antimafia già in corso a Reggio Calabria, Milano, Roma e Messina sul rischio di possibili infiltrazioni mafiose, rischiando di comprometterle, ad avviso della Procura nissena che indaga sui veri mandanti delle stragi del '92-93. Prestipino, interrogato, si è avvalso della facoltà di non rispondere alle accuse di favoreggiamento mafioso definite «lunari» dai suoi legali, che contestano sia le intercettazioni sia la competenza di Caltanissetta a indagare, poi ha abbandonato la magistratura, lasciando di sale il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo che nel frattempo gli aveva tolto le deleghe, sorpreso da questo esito giudiziario.
«Legittima la
cautela del Colle», sottolinea una fonte giudiziaria che ha collaborato alla stesura del testo, ma questo distinguo nella sostanza appare «un pessimo segnale rispetto alla lotta contro la criminalità per un'opera simbolo».
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