"Stuprato da una donna: so che cos’è la violenza"

Gli 80 anni dell’ex dirigente Rai Giovanni Minoli. E la rivelazione: "Mai raccontato. Ero adolescente, lavorava in casa"

"Stuprato da una donna: so che cos’è la violenza"

Entro in casa di Giovanni Minoli, giornalista, autore televisivo, conduttore di programmi di straordinario successo e dirigente Rai, con trenta domande scritte su un foglietto. Mi guardo intorno e mi incanto. Non si capisce bene se sei in una casa, in una chiesa, in un convento, in un museo. O forse in una biblioteca o in una cineteca. La bellezza architettonica ti stordisce un po'. Lui non ama essere intervistato. Compirà 80 anni il 26 maggio e teme che l'intervista sia un rito di compleanno. Mi gela: «La prego di non farmi le solite domande sulle interviste a Berlinguer a Craxi e a Berlusconi. Mi annoiano. Sono scontate. Una intervista deve stupire». Naturalmente nel mio foglietto c'erano proprio quelle domande. Devo cambiare intervista. Mi ha preso in contropiede. Contrattacco: va bene, allora mi racconti lei una cosa che mi può stupire.

«Vorrei usare questa intervista per chiedere scusa a mia madre».

Scusa per cosa?

«Mia madre e mio padre sono morti nello stesso modo: in due incidenti automobilistici a 15 anni di distanza l'uno dall'altro. Mio padre si è schiantato contro un autotreno che faceva una inversione a U sull'Aurelia, e mia madre perché andava a 200 all'ora con la Porsche. Mia madre era una pazza scatenata».

Che rapporto aveva con lei?

«Pessimo fin da quando avevo quattro anni. Ero il terzo di 8 figli, 7 maschi e una femmina. Mia madre era una moglie, una femmina, non era mamma. Lei era pazza d'amore per suo marito e si è trovata ad essere vedova a cinquant'anni con questa ciurma di figli al seguito. Ecco, io voglio chiederle scusa, questa è una cosa a cui tengo particolarmente».

Di cosa vuole scusarsi?

«Di non averla capita. Abbiamo litigato troppo. Io sono stato 10 anni senza parlarle perché lei un giorno ha trattato male Matilde, mia moglie. E io le ho detto: mamma, o le chiedi scusa o non mi vedi più. Chiaramente lei non le ha chiesto scusa e io per 10 anni non l'ho vista. Quelle scuse mancate sono un rimpianto che cresce ora che mi avvicino alla morte».

Potesse tornare indietro?

«Adesso non esageriamo. Ora le chiedo scusa, poi se tornassi indietro magari rifarei uguale».

Come si comportava sua madre con lei bambino?

«Io mi ricordo di essere stato sempre in castigo da quando ho la memoria».

E da ragazzo?

«Una volta stavo a Cervinia con la squadra di sci dell'università. Ero spericolato. Ricordo che presi un dosso e volai via, il mio corpo qui e la gamba dall'altra parte, completamente rotto. Il nostro autista, sollevandomi, mi portò in braccio, una volta arrivati a casa a Torino, perché non camminavo. Avevo rotto tibia, femore, malleolo e perone. Entro in casa e ricordo mia madre in cima alla scala che urla: Cosa fai? Ti fai portare in braccio?. E io le dissi Mamma guarda che mi sono fatto molto male. Lei niente: Lo metta giù, lo lasci per terra. E tu fila e vai in camera tua.

E lei?

«Ho fatto la prima rampa, la seconda, in camera e mi metto a letto. Avevo però dolori insopportabili dappertutto. Allora trascinandomi sono sceso giù e ho detto: mamma io devo andare all'ospedale. Lei mi allunga 100 lire e dice: prendi il tram e vai al Maria Vittoria»

Non prova rabbia verso di lei?

«No, penso che cosa deve essere stata la vita di una donna di cinquant'anni vedova con otto figli e posso solo ammirarla».

Beh, mi ha già stupito abbastanza. Vuole provarci ancora?

«Quando ero ragazzino scrissi un romanzo. Ci misi due anni a scriverlo. Avevo 15 anni quando lo iniziai, e 17 alla fine. Se vuole glielo faccio leggere: racconto la storia della morte di mio padre con tutti i particolari, i dettagli, le reazioni, cosa fece mia madre, tutto».

Beh, è normale, la morte del padre è una cosa enorme...

«No, la morte di mio padre avvenne, esattamente in quel modo, ma dieci anni dopo il mio romanzo».

Impossibile

«Impossibile ma assolutamente vero».

Come se lo è spiegato?

«Non me lo sono mai spiegato».

Siamo ai ricordi, alla famiglia. Come è stata la sua giovinezza?

(Resta in silenzio per un po'. Riflette. Poi mi dice: «Le racconto una storia che però lei non deve scrivere». Rispondo: me la racconti, poi decidiamo se scriverla o no).

«Quando ero ragazzino ho subito una violenza che non ho mai raccontato. Una donna che lavorava in casa per noi ha abusato di me».

Cosa? In che senso?

«Avevo 14 anni. Posso solo dirle so perfettamente cosa provi una donna stuprata».

Provi a spiegarmelo

«Ti rimane addosso il senso della violenza. Un trauma che ha sviluppato in me una smisurata sensibilità. C'è voluto tempo ma ho capito che solo con l'amore potevo ricucire i rapporti con le donne».

Ed è stato così?

«Sì, nella mia vita ho avuto solo grandi amori. Delle donne mi è solo interessato capirle e amarle profondamente».

Il suo più grande fra gli amori?

«Matilde, mia moglie. Una donna eccezionale. Insieme a suo padre, Ettore Bernabei, ha fondato la Lux. Lei ne è stato il motore. Ha raccolto settecento miliardi sul mercato internazionale per fare le coproduzioni. Non a caso l'unica donna del settore a diventare Cavaliere del Lavoro».

Un'altra donna della sua vita possiamo dire essere sua figlia Giulia?

«Una ragazza straordinaria da cui ogni giorno imparo qualcosa. Riuscita a legare il sociale al mondo dello spettacolo».

Ha avuto molte donne?

«Ho amato tutte le donne che ho avuto. Mi varrà qualcosa quando sarò di fronte al padreterno?».

Perché lei non è stato mai Presidente della Rai?

«Perché sono un uomo libero».

Mi parli di Berlusconi.

«Una delle persone più intelligenti e simpatiche che ho conosciuto. Mi ha offerto più volte di andare a Mediaset».

Non ha accettato. Perché?

«Perché c'era il conflitto di interessi e per me quello non va...».

Lei che ottantenne sarà?

«Ottant'anni inediti».

Perché?

«Non ci sono mai stati ottantenni come questi della mia generazione. Non è terza età, è una generazione inedita».

Mi ha parlato di Berlusconi, mi parli di Agnelli.

«Una volta parlando di calcio gli chiesi: Perché le piace solo Platinì? Perché dice che Boniek è troppo polacco? Lui rise e mi rispose così: Stamattina ho incontrato monsignor Casaroli, segretario di Stato, e lui mi ha detto questa frase: Il papa è troppo polacco. Gli ho chiesto perché. Perchè solo i polacchi, caro avvocato, affrontavano i russi con i cavalli contro i carrarmati e pensavano di vincere...».

Chi era Ettore Bernabei, padrone e inventore della Tv?

«Era mio suocero. Il papà di Matilde. Un gigante. Lui e Fanfani avevano capito davvero qual era il rapporto tra la politica e la comunicazione. Lui e Fanfani, tutti e due allievi di La Pira, si vedevano tutti i giorni. Zavoli diceva di mio suocero: Non è un cervello, ha un sistema di cervelli collegati».

Il nome di un grande giornalista della carta stampata?

«Gliene faccio due: Montanelli e Feltri. Due uomini liberi».

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