IL CASTIGO DI CENERENTOLA

E adesso come farò a dire a mia figlia Alice, 16 anni, che deve rientrare a casa a mezzanotte? Spero non legga quest'articolo, altrimenti la mia autorità paterna potrebbe crollare come le quotazioni di Pecoraro Scanio in Campania. Non ci credete? Sentite qui: ad Ancona alcuni ragazzi abusano di una tredicenne in un parco, filmano tutto col telefonino e se ne vantano con gli amici. Naturalmente vengono beccati e denunciati. E il giudice che fa? Li condanna a rientrare a casa alle 22 durante i giorni scolastici, e a mezzanotte al sabato sera. Si sa, al sabato sera bisogna far festa.
Appena abbiamo letto la notizia in redazione il primo commento è stato: «Sarà una pena accessoria». Sono convinto che l'avete pensato anche voi. Invece no. È l'unica pena, solo quella, nessun’altra, a parte il divieto di effettuare riprese con i videofonini e l'invito a frequentare con profitto la scuola. Tanto basta a un gruppo di stupratori per passarla liscia. Addirittura per evitare il processo. Ci mancava solo che il giudice li condannasse a un soggiorno estivo a Rimini, con obbligo di firma in discoteca, e poi sarebbe stato perfetto. Non ci credete? «E se violentate un'altra tredicenne, tranquilli: vi mandiamo in viaggio d'istruzione in Thailandia». Potrebbe essere, perché no? In fondo ci hanno abituati alle sentenze esemplari. O meglio, paradossali.
Adesso voi capite il mio imbarazzo. Già mi vedo sabato sera alle prese con il solito dilemma. «Papà, posso uscire?». Sì, ma torni a mezzanotte. «E perché? Ho stuprato qualcuno?». No, figlia mia, tu non hai stuprato nessuno. Anzi, vai bene a scuola, anche senza bisogno che te lo dica il giudice, ieri hai preso perfino 10 in matematica, e le uniche violenze che filmi col telefonino sono quelle che la tua sorella piccola fa alla lingua italiana, oltre che ai nostri padiglioni auricolari. E allora ti chiederai: perché per tutto questo mi concedi come se fosse un grande premio di uscire al sabato fino a mezzanotte, cioè ciò che il giudice dà come condanna a un gruppo di stupratori?
Ecco, non lo so, cara Alice. Proprio non lo so. E mi chiedo: si possono trattare dei molestatori di tredicenni, piercing e pettinature bizzarre, sigarette a pacchi e pochi rimorsi, come se fossero Cenerentola? Ma sì: nessuna pena, però tornate a casa a mezzanotte, altrimenti il videofonino diventa una zucca... Ti pare? E il giudice chi è? Il principe azzurro? La fata smemorina? Se poi apriamo il capitolo dei giorni feriali, è anche peggio. Noi abbiamo stabilito una regola sicura: se la mattina dopo si va a scuola, non si esce. Perché gli stupratori invece se ne possono andare a zonzo tranquillamente ogni sera fino alle 22? E perché questa è considerata una pena esemplare, in grado di evitare addirittura un processo? Non lo so, figlia mia, non lo so. Non riesco più a capire. Ci ho messo anni a inculcarti che la scuola è una fortuna, un'opportunità, una grande occasione da sfruttare. Adesso arriva un giudice di Ancona a dirci che frequentare con profitto la scuola è una condanna per stupratori. Spero che tu non legga quest'articolo. Ma so già che se lo dovessi leggere, mi guarderai con i tuoi occhi puliti e mi dirai semplicemente: non è giusto. Ecco sì, non è giusto. Anzi, di più: non è giustizia.
Del resto, sempre ieri abbiamo scoperto che un altro giudice si è dimenticato di fare il suo lavoro e così quattro slavi, responsabili di alcune violente rapine in provincia di Brescia, sono tornati liberi. Così, semplicemente, come cantano i tuoi amati Zero Assoluto, un nome che andrebbe benissimo anche per quel magistrato. Semplicemente. Senza nemmeno il divieto di usare il videofonino. Non è giusto, dirai. È vero: anche questo non è giusto. Una delle vittime ha raccontato che durante le rapine gli slavi tenevano sua moglie col coltello puntato alla gola per ore e ore, mentre svaligiavano la casa. La donna ha avuto un infarto. «Vorrei che la moglie del magistrato provasse quello che ha provato la mia», ha dichiarato. Augurare del male a un altro non è mai bello. Ma a volte ci costringono. A proposito: la tredicenne molestata dalla gang di Ancona non si è mai più ripresa. Che ci vuoi fare? Le uniche condanne definitive, purtroppo lo scoprirai, sono quelle che toccano le vittime.
Adesso si insedierà il nuovo governo. So che il pacchetto sicurezza sarà tra le prime misure, ma so anche che al ministero della Giustizia non ci vuole andare nessuno, perché quella è una poltrona che scotta. Eppure ho l'impressione che senza cambiare un po' la testa dei magistrati, senza riuscire prima o poi a punirli quando sbagliano, sarà inutile aumentare il numero di poliziotti e carabinieri, dare mezzi e strumenti, inasprire le leggi. Sarà inutile, sì: perché magari si prendono più colpevoli, ma se poi chi li deve punire si scorda di fare il provvedimento o (peggio) lo fa solo per stabilire che i colpevoli devono rientrare a casa a mezzanotte, beh, l'unica sicurezza che avremo è che a essere farabutti non c'è nulla da temere. Anzi, a volte ci si guadagna pure. Non era esattamente la vita che ti volevo insegnare, cara Alice, per cui, se hai letto fin qui, volevo dirti con un filo d'imbarazzo che sono fiero di te. Molto.

E siccome non me la sento di trattarti alla pari di quegli stupratori, ti comunico che sabato sera puoi stare fuori fino a mezzanotte e mezza. Mezzanotte e mezza, hai capito bene. Ma mi raccomando: non un minuto di più.
Mario Giordano

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