Catricalà spinge il risiko: «Bene le fusioni bancarie»

Il presidente dell’Antitrust: «Sono opportune, le asseconderemo». Berlusconi: «È una tendenza europea». La strategia di Bankitalia

Massimo Restelli

da Milano

Aumenta il pressing «istituzionale» per creare campioni bancari in grado di competere a livello europeo. Dopo l’invito a superare «personalismi e campanile» avanzato dal governatore di Bankitalia Mario Draghi, ieri è stato l’Antitrust a spianare la strada delle aggregazioni. «Credo che dal punto di vista della concorrenza sarebbe opportuno», ha detto il presidente Antonio Catricalà ricordando il lungo periodo di stasi del mercato. Il ragionamento è valido a livello di sistema ma è stato proposto da Catricalà come commento all’eventuale asse tra Intesa e Capitalia, che lunedì il presidente Giovanni Bazoli ha definito una delle 2-3 «opzioni» di sviluppo per il gruppo.
Scenari che l’Antitrust è «pronta ad assorbire e assecondare» non solo in un’ottica di difesa dagli stranieri ma anche per fare emergere sinergie a vantaggio dei consumatori; visto che tra le banche «un’economia troppo puntiforme non rende un buon servizio ai cittadini». Pertanto, sebbene ogni operazione debba essere esaminata singolarmente, il tutto potrebbe risolversi con la richiesta di «cedere alcuni sportelli». Un segnale preciso quello dell’Antitrust, che secondo la legge sul Risparmio si esprime insieme a Bankitalia sulle fusioni. E ulteriormente rafforzato da Silvio Berlusconi: «C’è una spinta generale in Europa verso istituti di credito di grandi dimensioni. Anche da noi c’è una convergenza nell’andare in questa direzione», ha notato il presidente del Consiglio.
Bankitalia starebbe lavorando per favorire la nascita di altre due grandi realtà da affiancare a Unicredito-Hvb. La prima nascerebbe da matrimoni interni al mondo popolare, mentre l’altra farebbe perno su Intesa che ha incassato l’appoggio dei soci alla crescita esterna. Per il gruppo milanese, intenzionato a proporre operazioni «amichevoli», Capitalia rappresenta anche il biglietto per rientrare in Mediobanca, ma le banche d’affari hanno abbozzato alleanze alternative con Mps (meno 0,6% in Borsa) o Sanpaolo (meno 1,6%). Se la strada verso Roma (meno 1,7%) potrebbe trovare ostacoli nelle modalità di esecuzione (tra pagamento in carta o in contanti), più ardua appare la soluzione Mps visti i segnali di freddezza emersi a Siena. Una città abituata a uno stretto controllo sulla banca tramite la Fondazione Mps di Giuseppe Mussari, con cui la Cariplo di Giuseppe Guzzetti aveva iniziato i colloqui. Sul tavolo non c’è alcun dossier ma è «opportuno» che Rocca Salimbeni partecipi al consolidamento mantenendo la propria indipendenza strategica, ha insistito il presidente Pierluigi Fabrizi rispondendo ai timori dei sindacati dopo che il segretario dei Ds, Piero Fassino, aveva ammesso contatti con Intesa e Sanpaolo.

A meno che Mps non riesca ad assorbire medie realtà (Bpi sarebbe oggetto di interesse), quello di Fabrizi appare tuttavia un difficile equilibrio. Perlomeno dopo che Mussari, probabilmente in corsa per raccogliere la presidenza della banca, ha lasciato sfumare l’aggregazione con Bnl. Ora destinata ai francesi di Bnp Paribas.

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