La causa veloce per il Pontefice polacco «santo subito»

RomaIl processo di beatificazione di Giovanni Paolo II viene aperto a tre mesi di distanza dalla morte del Pontefice, dopo che l’allora Vicario di Roma, Camillo Ruini, chiese a Papa Ratzinger di derogare ai cinque anni che le regole canoniche stabiliscono debbano essere passati dalla scomparsa del candidato agli altari. Il grido «santo subito», stampato su striscioni preparati, era salito da piazza San Pietro al termine dei funerali di Giovanni Paolo II.
Secondo un’indiscrezione non confermata, i promotori della causa, in primis il segretario di Wojtyla, monsignor Stanislao Dziwisz, avrebbero ipotizzato di istruire direttamente una causa per la canonizzazione, proclamando davvero Giovanni Paolo II «santo subito», senza la tappa intermedia della beatificazione. Benedetto XVI, però, ha voluto che il processo si celebrasse regolarmente.
L’iter inizia a tambur battente. Vengono sentiti i testimoni a Cracovia e a Roma, si registrano le deposizioni, si affrontano i problemi. Uno di questi riguarda le carte del pontificato, ben lontane dall’essere inventariate e non disponibili. Ma neanche le carte private del Pontefice, che monsignor Dziwisz ha tenuto decidendo di non distruggerle - come invece chiedeva il Papa nel suo testamento - vengono compulsate.
Prima dell’estate 2009, non senza discussioni, in due riunioni i teologi approvano la Positio. Nell’autunno scorso è il momento dei cardinali e vescovi membri della Congregazione delle cause dei santi: anch’essi si pronunciano per il sì. Il Prefetto del dicastero, il salesiano Angelo Amato, il 19 dicembre presenta il decreto sull’eroicità delle virtù a Papa Benedetto, che lo approva.

Il processo formalmente è chiuso, e si sta svolgendo quello sul miracolo. La postulazione aveva scelto un caso di guarigione dal Parkinson di una suora francese. Ora il miracolo è al vaglio degli esperti della consulta medica.

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