Il Cav demolisce le accuse poi scherza: «Annoiarmi? Io in tribunale mi riposo»

MilanoUn inchino alle «figure eroiche» dei giudici ammazzati dai terroristi, le cui gigantografie campeggiano da ieri sulla facciata in marmo del tribunale milanese: ma nessun passo indietro nella polemica furibonda contro i pubblici ministeri politicizzati, le presunte toghe rosse, «una associazione a delinquere a fini eversivi» che utilizza le inchieste per liberarsi di un avversario e contro i quali rilancia il progetto di una commissione parlamentare di inchiesta. Al punto di arrabbiarsi con i giornalisti che non si fanno convincere: «Per ventiquattro volte è stato accertato che mi hanno rivolto accuse infondate, e voi ve ne state li e dite che questo non è un cancro della democrazia. Ma voi siete fuori dal mondo, scusate!». E poi, andandosene: «Aprite gli occhi e siate onesti!»
È un Silvio Berlusconi a tutto campo, quello che ieri si materializza per il quarto lunedì nel palazzo di giustizia milanese per affrontarvi le udienze nei processi a suo carico. Un impegno ormai quasi di routine, ma che Berlusconi sembra deciso a rispettare con puntualità. E se anzi gli si chiede se non si annoia a passare le mattinate chiuso in aula a sentire testimonianze risponde: «Annoiarsi? Alla faccia... Io qui mi riposo». Però il branco dei cronisti giudiziari è lì, dietro le transenne. E alla prima pausa dell’udienza il presidente del Consiglio convoca tutti fuori dall’aula. E parte a testa bassa.
Ai cronisti, Berlusconi ha fatto quello che definisce «un regalino», le fotocopie di un capitolo di un vecchio libro di Vespa in cui si parla del caso Mills. «Lì - spiega - c’è la mia posizione su questo processo che ha dell’incredibile come d’altronde tutti gli altri processi in cui sono stato chiamato. Su centotrè indagini mi sono stati poi portati trenta processi, di questi 24 sono gia terminati e in nessuno di questi i magistrati hanno ritenuto che le accuse fossero fondate. Per 24 volte i pm di Milano mi hanno rivolto accuse infondate, secondo me cercando di utilizzare il diritto come arma contro quello che loro ritengono un loro avversario politico. E se anche uno solo di quegli attacchi fosse andato a buon segno io sarei stato estromesso dalla vita politica e ci sarebbe stata una eversione della volontà popolare. Quindi non è vero che io attacco i giudici. Io sono grato ai magistrati che hanno sempre ritenuto di respingere le accuse dei pm».
Dei manifesti affissi due settimane fa a Milano, «Fuori le Br dalla Procure», che hanno prodotto un’inchiesta e cento polemiche, rifiuta la paternità morale: «Quei manifesti sono stati una cosa assolutamente indebita. Io a Lassini ho telefonato solo perché me l’ha chiesto la Moratti e solo per ringraziarlo perché mi era stato comunicato dalla Moratti che lui si era ritirato e che se fosse stato eletto non avrebbe accettato la candidatura».
Ma i cronisti vogliono capire come Berlusconi pensa di dimostrare la sua innocenza in questo processo, su cui gravano la confessione (seppur ritrattata) e la condanna di Mills. E Berlusconi ribatte: Mills quella confessione se l’è rimangiata. «È successo che Mills voleva evadere il fisco e non voleva dividere con i soci il compenso professionale che gli spettava per la vendita di due navi, e ha ritenuto su consiglio dei suoi commercialisti di dire questa cosa. Poi ha smentito perché si è reso conto di avere combinato un grosso guaio». D’altronde, dice, «io non mi interessavo delle cose internazionali del mio gruppo e questo Mills quando l’ho visto in fotografia non mi ha creato nessun ricordo».
Che nel frattempo l’avvocato inglese sia stato ritenuto colpevole di corruzione, cavandosela alla fine solo per la prescrizione, è per Berlusconi solo l’ennesima prova della parzialità delle toghe: «Una sentenza infondata, stupefacente. Qui non c’è il movente della corruzione, non c’è la dazione dei fondi, non c’è nulla. È un processo che da qualunque parte lo si guardi è paradossale e ridicolo. È incredibile che lo Stato spenda tutti questi soldi per un processo che è una cosa surreale come tutti gli altri processi. La cosa terribile è che tre collegi uno dopo l'altro abbiano asseverato questa tesi. È la cosa da cui nasce la richiesta del mio partito di aprire una commissione di inchiesta per evidenziare se all’interno della magistratura ci sia associazione a delinquere con fini eversivi».
Fuori dal tribunale, il consueto presidio di militanti del Pdl e il contro-presidio di un gruppo di oppositori. Schermaglie verbali senza colpo ferire.

Sul finale arriva il sottosegretario Daniela Santanchè: «Oggi è la giornata della memoria, bisogna ricordare tanti magistrati caduti per difendere lo Stato dal terrorismo, invece qualche pm non serve lo Stato. Ha ragione Berlusconi quando afferma che certi magistrati sono un cancro della democrazia. Io aggiungerei che sono una metastasi. Volete un nome? La Boccassini è un cancro della democrazia».

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