Il Cavaliere contro la mafia-show: «Gomorra e La Piovra cattivi spot»

Roma Di «supporto promozionale» Silvio Berlusconi evidentemente se ne intende. Tanto da amplificare, e molto, con una sola dichiarazione in chiusura l’eco della conferenza stampa con cui ieri, insieme al ministro dell’Interno Roberto Maroni, il governo ha fatto il bilancio al 31 marzo della lotta alla criminalità organizzata. Il titolare del Viminale snocciola i dati, lusinghieri, il Cavaliere prima liquida le domande sul «caso Fini» e poi butta lì: «La mafia italiana, non so in base a quale classifica, risulta la sesta nel mondo, ma in realtà è la più conosciuta grazie al supporto promozionale che ha ricevuto dalle serie tv come La piovra, vista in 160 Paesi, e anche dalla letteratura, come per esempio Gomorra. Noi invece ci siamo posti come obiettivo quello di contrastarla».
Niente di troppo nuovo sotto il sole: la scarsa passione del premier per la serie tv su Cosa nostra, che è divenuta merce da esportazione, pure molto richiesta, era già nota. A fine novembre dell’anno scorso, Berlusconi l’aveva attaccata, accennando anche alla letteratura di genere: «Se trovo chi ha fatto le serie della Piovra e chi scrive libri sulla mafia che ci fanno fare una bella figura, lo strozzo».
Questa volta, però, la critica di Berlusconi sull’eccessiva fortuna mediatica della criminalità organizzata nostrana colpisce esplicitamente anche Gomorra. E, di riflesso, il celebratissimo autore del romanzo, Roberto Saviano. Così le agenzie rilanciano prima l’«attacco» berlusconiano alla mafia-show che i dati su arresti (22 dei 30 latitanti più pericolosi finiti dietro le sbarre), sequestri e confische di beni ai danni dei clan (oltre 10 miliardi di euro) nel periodo maggio 2008-marzo 2010.
A seguire, immancabili, i commenti polemici dell’opposizione, che rivendica il ruolo della «cultura» nella guerra a Cosa nostra, e non accetta l’idea degli «spot» nocivi per l’Italia. Per qualcuno, come Giovanni Russo Spena di Rifondazione, fiction e romanzi sono persino esempi di «impegno antimafia». Risorge per l’occasione Walter Veltroni, che invita il premier a non attaccare Saviano in quanto «uno dei protagonisti della lotta alle mafie». Non manca all’appello Antonio Di Pietro: il leader Idv chiede al premier di «scusarsi» con Saviano, e critica la lotta alla mafia senza commentare i dati forniti da Maroni, ma trovandoli «singolari» a prescindere, poiché arrivano nel giorno in cui viene chiesta la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa per il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri. L’ex pm De Magistris critica le parole del Cavaliere, «audaci e mistificatorie», con un commento sobrio e prudente: «In Consiglio dei ministri evidentemente si usano sostanze stupefacenti». La deputata del Pd Manuela Ghizzoni si ricorda invece che Saviano è un autore della Mondadori, e così ironizza esprimendo «solidarietà piena» a «Marina Berlusconi per aver pubblicato e promosso il libro di Roberto Saviano, Gomorra».
Un gran polverone, insomma. Che purtroppo finisce per nascondere i numeri diffusi ieri.

Tanto che il coordinatore nazionale dei giovani del Pdl, Francesco Pasquali, dietro l’alzata di scudi «politica» in difesa dello scrittore campano, vede un «espediente ideologico per distogliere l’attenzione verso i grandi risultati del governo Berlusconi sulla lotta alle mafie».

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