Roma - L’uno-due questa volta si fa sentire, nonostante Berlusconi si adoperi per parare il colpo sin dalle prime ore della mattina. Prima che inizi il Consiglio dei ministri, infatti, è il solito Gianni Letta ad avvertirlo che da Genova il Papa tornerà sulle parole del cardinale Bertone. Che cosa dirà con esattezza non lo sanno neanche a Palazzo Chigi, ma il premier capisce subito che il livello di allerta è ormai altissimo. Così, proprio durante il Consiglio dei ministri cerca di rassicurare tutti. E assicura che l’appello della Chiesa a «maggiore moralità e legalità» non è rivolto a lui. Si tratta - dice Berlusconi - di dichiarazioni generiche che vengono poi forzate dai giornali. Insomma, «noi ora dobbiamo concentrarci sul nostro lavoro ed andare avanti con l’azione di governo».
Facile a dirsi ma difficile a farsi. Perché da quando è esplosa la vicenda Ruby la maggioranza è inevitabilmente imballata, con il Pdl in fibrillazione davanti a quello che tutti a via dell’Umiltà considerano «l’attacco più poderoso che la magistratura abbia mai sferrato a Berlusconi». Il premier lo sa bene ed è anche per questo che cerca di rassicurare i ministri riuniti a Palazzo Chigi. Anche perché, ne è consapevole il premier, la «nottata» non è ancora finita. Ci vorrà almeno una settimana per capire davvero come finirà, spiega un ministro di peso del Pdl. Il timore - per usare un eufemismo - è che la fuga di notizie non sia ancora finita e che già nei prossimi giorni ci troveremo a leggere sui giornali altre intercettazioni. Senza considerare che la possibilità che spunti qualche altra inchiesta. Ma lunedì c’è anche il Consiglio permamente della Cei che, spiega il Cardinale Bagnasco, discuterà anche del caso Ruby.
Ed è anche per questo che Berlusconi non si aspettava l’affondo del Papa, che arrivando a 24 ore da quello di Bertone non può che lasciare il segno. Così, il primo a mettersi al lavoro è proprio Letta, tanto che nel fine settimana il sottosegretario alla presidenza del Consiglio potrebbe incontrare i massimi vertici della Chiesa proprio nel tentativo di ammorbidire la posizione della Cei.
Il Cavaliere, dunque, è ben consapevole che la prossima sarà una settimana di fuoco. Ed è forse per questo che chi lo vede nel pomeriggio lo trova di umore decisamente pessimo. Il premier, infatti, è consapevole del rischio di restare vittima di un’azione a tenaglia. Oltre ai moniti d’Oltretevere, infatti, ieri s’è fatto risentire anche il Quirinale chiedendo di «evitare ulteriori esasperazioni».
Parole che certo non avvicinano Palazzo Chigi e il Colle. Eppoi c’è la partita più strettamente politica. Perché a via del Plebiscito non passa inosservato il fatto che Casini sia già a far comizi per la campagna elettorale. Al momento è quella per le amministrative, ma gli ultimi giorni hanno fatto registrare una decisa «conversione» del Terzo polo a favore dell’ipotesi elezioni anticipate. Le stesse che Vendola e Di Pietro invocano da tempo. Il timore, insomma, è che le opposizioni si siano iniziate a muovere nella convinzione di poter giocare un campagna elettorale tutta focalizzata sul caso Ruby. E per noi - spiega il ministro di cui sopra - sarebbe una partita davvero difficile.
Una partita che Berlusconi è però deciso a giocare fino in fondo. «Io vado avanti, noi siamo qui per governare e non certo per occupare dei posti», dice il premier durante il Consiglio dei ministri. Assicurando che non ha alcuna intenzione di gettare la spugna: «Dopo di me, c’è solo il voto». Non è un caso che il partito abbia cominciato a mobilitarsi.
Con una campagna di cartelloni 6x3 («Noi siamo con Silvio perché vogliamo il bene dell’Italia») che partirà dalla Campania e potrebbe estendersi a tutta Italia. E con l’ipotesi di una serie di iniziative in diverse città italiane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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