Il Cavaliere rilancia: «Non si può governare, più poteri al premier»

RomaTornare ai gazebo e a una concezione movimentista del partito. Mobilitazioni e iniziative politiche per spiegare ai cittadini le scelte della maggioranza. Per fare riforme che diano «più potere al premier». Ma anche per contrapporsi a quella che Silvio Berlusconi considera un’offensiva contro il governo. Offensiva mediatica, come nel caso delle intercettazioni, e politica, ad esempio quella che vede dietro le mosse di Gianfranco Fini.
Il premier ha deciso di puntare il messaggio settimanale ai Promotori della Libertà sulle intercettazioni e su un paradosso che l’Italia si trascina dietro dai tempi della prima Repubblica. «Quella di governare e di fare le leggi è un’impresa che nel nostro Paese sta diventando ogni giorno più difficile». Anche se c’è una maggioranza chiara e consensi ampi, insomma, chi governa si ritrova a dover accettare infinite mediazioni che finiscono per annacquare le decisioni. Un messaggio che può avere una valenza generale ed essere letto come un’analisi dei problemi storici del Paese, ma che può anche riguardare la maggioranza e lo stesso Pdl.
E non sembra un caso la scelta dei Promotori; struttura snella con una vocazione all’azione. E che risponde direttamente a lui. Una decina di giorni fa l’organizzazione era stata chiamata a fare nelle città dei gazebo in sostegno della manovra; poi c’erano stati i questionari sull’immigrazione. I risultati ottenuti devono avere soddisfatto il premier visto che ieri ha chiesto all’organizzazione di Michela Vittoria Brambilla e Sandro Bondi di mobilitarsi per sostenere il provvedimento che, più di tutti gli altri, ha subìto resistenze, anche interne al centrodestra. «Vi chiedo - ha detto il premier nel messaggio ai Promotori della libertà - di unire la vostra voce alla mia per dire che è in pericolo il sacrosanto diritto alla privacy. Non si può dire altro quando anche il più innocente dei cittadini viene sottoposto alle intercettazioni, spiato per mesi e poi messo alla gogna sui giornali».
Berlusconi ha poi nominato i responsabili dell’attività politica locale dei Promotori. Giancarlo Galan per il Veneto, Gianni Chiodi per l’Abruzzo, Michele Scandroglio per la Liguria, Renzo Tondo per il Friuli, Sabrina De Camillis per il Molise o Fiammetta Modena per l’Umbria. I referenti regionali si uniscono a quelli nazionali, anche loro nominati direttamente da Berlusconi: Bondi in qualità di responsabile formazione e cultura, Angelino Alfano per la giustizia, Rocco Crimi per lo sport, Mario Mantovani per gli enti locali e Paolo Bonaiuti per l’informazione. Una struttura che, lamentavano ieri esponenti Pdl, rischia di entrare in conflitto con quelle ufficiali. Ma anche il tipo di organizzazione che Berlusconi giudica il migliore in momenti difficili come questo.
Quello che è certo è che l’agenda del centrodestra e del governo non cambia. Ci sono le riforme, «necessarie per ammodernare l’architettura costituzionale dello Stato, così da dare al nostro premier gli stessi poteri degli altri suoi colleghi europei». La «dieta» alla classe politica è parte integrante dei cambiamenti che Berlusconi ritiene necessari. Bisogna «ridurre il numero dei parlamentari e di chi vive di politica, rendendo meno lunghi ed estenuanti i percorsi necessari per l’approvazione delle leggi. Queste sono riforme previste tutte dal nostro programma di governo, riforme che sono state sottoscritte col voto degli elettori e che sono tutte pienamente condivise dalla Lega di Bossi, che è stata e continuerà ad essere un alleato leale e sicuro del Popolo della Libertà».
Le difficoltà alle quali fa riferimento il presidente del Consiglio riguardano in particolare la manovra, che ha innescato nella maggioranza tensioni di ogni tipo. Poi le intercettazioni. E in questo caso le obiezioni sono arrivati in particolare da Gianfranco Fini e dagli esponenti del Pdl vicini al Presidente della Camera.
Il premier lamenta i troppi «veti» a e dice di temere un rinvio continuo. Per evitarlo il Cavaliere punta sulla mobilitazione dei Promotori.
Ma anche su una sua disponibilità a modifiche.

«Dobbiamo impedire che questa legge subisca la triste sorte che di solito tocca alle leggi che non piacciano alla sinistra e ai suoi pm politicizzati. Cambiamola, emendiamola, rivediamola, ma approviamola. È nell’interesse di tutti, altro che casta».

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