Il Cavaliere spiegato agli stranieri

Per voi tedeschi è difficile immaginare un Cancelliere federale che possieda cinque grandi ville in un posto di mare glamour come la Sardegna nord orientale, la Costa Smeralda. Alle quali bisogna aggiungere due antiche ville in Brianza, una palazzina liberty nel centro di Milano, ancora ville sul lago Maggiore e a Portofino, un villone spettacolare a Taormina (in corso di acquisto), una dimora coloniale alle Bermuda, una flotta aerea privata per girare tra tutte queste residenze. Ma se fate uno sforzo di fantasia ai confini della realtà, subito dopo ve ne tocca un altro, perché intorno al complesso di ville in Sardegna gira un parco con ogni sorta di flora esotica, ibiscus e cactus venuti da tutto il mondo, piscine di ogni varietà possibile, il lago delle palme, una collina artificiale, un porticciolo con tunnel di sicurezza per l’approdo dei capi di Stato e un vulcano artificiale che erutta e manda alti nel cielo notturno i fuochi e i lapilli per il divertimento del proprietario e dei suoi ospiti.
Succede - e anche questo siete tenuti a considerarlo possibile - che il Cancelliere decide di invitare parenti, amici e belle ragazze, nel numero impressionante di trenta o quaranta, per una grande festa di Capodanno: porta tutti nell’isola con i suoi aerei, fa solitario il padrone di casa (la seconda moglie, madre di tre dei suoi cinque figli, non ama il suo stile di vita, e se ne sta appartata da molti anni), e canta con voce molto bella e melodiosa canzoni d’amore in duetto con un maestro di musica napoletano preso dalla strada, un bravo mestierante senza alcuna pretesa di distinzione culturale o sociale. A tarda sera, mentre il vulcano erutta e la musica napoletana si diffonde, si spengono le luci nelle ville vicine; anch’esse belle ed eleganti, sono le dimore più compassate dell’establishment finanziario e industriale del paese, vecchi e nuovi ricchi che, nel giudizio degli ospiti di Berlusconi, certamente si annoiano dopo l’ennesima partita a gin rummy, e vanno a letto.
Berlusconi, ho detto. Infatti il vostro Cancelliere-tycoon, che fa festa con decine di ragazze e canta melodie napoletane mentre scoppiettano i lapilli del vulcano artificiale, è al di là di ogni immaginazione. Anche lo stile di vita dei predecessori di Berlusconi è imparagonabile al suo. L’unico paragone possibile è, nella storia antica, con alcuni cesari della dinastia giulio-claudia (Nerone compreso) e, nel nostro tempo, con Michael Jackson e il suo Neverland Ranch, isola artificiale di eterna giovinezza costruita da un colosso del narcisismo postmoderno.
Da quindici anni, invece, l’Italia è politicamente e letterariamente dominata da questo imperatore dell’immaginazione e della politica. Fondatore e proprietario delle tv commerciali Mediaset (tre reti nazionali), Silvio Berlusconi è un imprenditore milanese che ha costruito negli anni Settanta e Ottanta una grande fortuna e, quando ha visto il pericolo di perderla per mano di giudici moralisti e politici di sinistra, ha deciso di entrare in politica e di prendere il potere. Così la metà degli ultimi quindici anni Berlusconi è stato il capo del governo, l’altra metà il capo dell’opposizione; è salito alle stelle, ha cambiato il sistema, è crollato nella polvere, è stato combattuto con mezzi feroci, ha risposto con furia animalesca, ma alla fine è risultato il dominatore della politica e dell’antipolitica, e soprattutto l’uomo di stato di gran lunga più amato dagli italiani da molto tempo a questa parte.
Il mestiere della politica Berlusconi lo ha imparato presto. Sbaglia molto, ma le sue gaffe, gli eccessi, gli atteggiamenti ludici che irritano o impressionano i suoi pari nel mondo si combinano con un carattere tenace, con un intuito fulmineo, con la capacità di tenere la scena e perseguire con notevole successo fini politici e di potere, nel suo interesse personale e in quello del suo Paese. Uno dei suoi più recenti capolavori è stato dichiararsi fautore dell’anarchia etica e garantirsi al tempo stesso l’appoggio della gerarchia cattolica, dal Papa in giù. In un suo grano di follia è consistito fino ad ora il segreto del consenso da lui conquistato. Molti milioni di italiani, la maggioranza, amano il suo tratto populista, la sua vicinanza ai loro difetti, verso i quali nessuno al mondo sa essere indulgente come i miei compatrioti. E gli si sono affezionati anche perché sono sideralmente distanti dai suoi nemici. Berlusconi è infatti duramente combattuto dai magistrati, che hanno l’apparenza fredda di una casta e si sono negli anni politicizzati fino alla tendenziosità, perdendo autorevolezza; dai politici professionali del vecchio regime a dominanza democristiana e comunista, una classe dirigente non rimpianta; dal club dei potenti della finanza, l’establishment che lo ha sempre considerato un pericoloso outsider.
L’ultima storia che riguarda Berlusconi è surreale, decisamente al di là del bene e del male. Un grande giornale di sinistra, la Repubblica, ha scoperto e ha lanciato come se fosse un segreto la storia, pubblica e ben documentata da una raffica di fotografie, della partecipazione del presidente del Consiglio alla festa di compleanno, il diciottesimo, di una ragazza napoletana il cui nome è Noemi. La festa era in un ristorante, c’erano i genitori e tutti i parenti della ragazza, una gran quantità di personale di servizio, amici di famiglia, agenti di scorta e membri dello staff del presidente del Consiglio. La ragazza, come altre che hanno nel tempo frequentato le feste di casa Berlusconi, è una simpatica e spregiudicata teen ager con la voglia di sfondare nel mondo dello spettacolo, e con Berlusconi ha un rapporto di familiarità, lo chiama «papi».
Familiarità, patronage, ma niente flirt con una minorenne: su questo nessuno ha rivolto accuse dirette al premier, perché i cronisti di Repubblica si sono limitati a insinuazioni e domande allusive. E Berlusconi, dopo essersi impigliato in una rete di imprecisioni, inesattezze e mezze bugie che sono la sua arma tipica contro gli atteggiamenti aggressivi e inquisitori della stampa, ha negato con sicurezza di essere il fidanzato segreto della adolescente. Tycoon televisivo, Berlusconi è sempre rimasto se stesso negli stili di vita, e adora il patronage, il gioco semiserio intorno al sogno di promozione in carriera e di competizione delle ragazze che girano nel mondo del casting, oggi una sorta di nuova classe sociale postmoderna che produce plusvalore e si guadagna da vivere attraverso l’immagine. Sebbene ami le donne, e questo può succedere, l’uomo è molto lontano da Gilles de Rais, e anche dal libertinismo di don Giovanni. Casomai è un Leporello pieno di disprezzo per le ipocrite maniere del bel mondo.
Nella storia, che sarà probabilmente ridimensionata dopo le elezioni europee, ha avuto una funzione decisiva una serie di duri commenti della signora Berlusconi, Veronica Lario. Decisa a divorziare dopo anni di estraniamento, e dopo aver subito sia le carezze sia le distrazioni umilianti di un maschio italiano tremendamente affezionato al proprio Ego e ai suoi pubblici primati di potenza virile, la moglie del presidente del Consiglio, che ha le sue idee e una visione del mondo sobria e riservata, ha tirato un paio di sonori ceffoni al marito sia come figura privata sia come figura pubblica. Appiccando l’incendio.

Un grande falò delle vanità che sarà spento solo quando si capirà che, parafrasando un aforisma postumo di Friedrich Nietzsche: «Non resta altro mezzo per rimettere in onore la politica, si devono come prima cosa impiccare i moralisti».

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