Torino - Il gelo di Torino intorno alla Juventus. Nessuno striscione davanti alla sede, nessuna contestazione se non sul web: dove nessuno si salva, tanto per cambiare. Il popolo aspetta Roberto Bettega, vecchio-nuovo legame con un passato fulgido che chissà mai se e quando tornerà. Il popolo non capisce, anche se vorrebbe farlo: chi è il colpevole? «Nessuno - dice il presidente Blanc -. Non è questo il modo giusto per affrontare la situazione: lavoriamo di più, semmai».
Ritornello che non vuol dire nulla: però è quello che il plenipotenziario della società ha imparato ed è quanto va ripetendo da settimane. Si è anche dimenticato, il presidente, quanto dichiarato il 1° novembre all’indomani del ko casalingo contro il Napoli: «Ci siamo giocati i nostri jolly, adesso basta errori. Non possiamo più sbagliare né crollare dopo un pugno in faccia, per quanto doloroso». Da allora, altro che jolly: la Juve ha inanellato una serie di due di picche da fare paura a chi lotta per non retrocedere. In sostanza: alle 3 vittorie - tutte faticose - contro Maccabi, Atalanta e Udinese sono seguite 5 sconfitte (condite dall’eliminazione dalla Champions: danno economico da almeno 15 milioni) e il solo successo contro l’Inter.
Roba da mettersi le mani nei capelli, diventati bianchi nel frattempo: la settimana di vacanza cominciata ieri sa tanto di incubo dal quale sarà difficile risvegliarsi. Poi, riemersi dal torpore e dalla gita a Jeddah - dove il 30 dicembre affronteranno in amichevole l’Al Ittihad -, i bianconeri saranno per l'ennesima volta chiamati a non sbagliare: il giorno della Befana il campionato proporrà la trasferta di Parma, quattro giorni dopo arriverà a Torino il Milan. Se le cose non cambieranno radicalmente, la Juve delle ultime settimane rischia di prendere pallate e non restituirle: la neve non c’entra, ovvio. E se Ranieri gongola sognando il colpaccio a Torino con la Roma il prossimo 24 gennaio, la prima parte di stagione è andata in archivio con numeri da incubo: era dal 1998-99 che, dopo 17 giornate, la Juventus non aveva così pochi punti: allora i bianconeri erano noni in classifica, con 24 punti e le stesse 5 sconfitte di oggi.
Quanto a Ranieri, con lui in panca la squadra aveva raccolto 36 e 35 punti: Ferrara è inchiodato a 30. «Ciascuno di noi deve dare qualcosa in più di quanto non stia dando ora - ha detto ieri Cannavaro, impegnato a Napoli in un’iniziativa benefica -. Non siamo diventati scarsi all’improvviso, ci manca un pizzico di fortuna: io, comunque, ho la coscienza a posto. Di sicuro non possiamo continuare su questa strada. Come uscirne? Con l’aiuto di tutti». Magari anche di Roberto Bettega, di cui ieri il cda ha discusso nel corso di una seduta durata quasi cinque ore: l’unanimità sul suo ritorno però non c’è e adesso Blanc dovrà decidere se issarlo a bordo con un ruolo di consulenza tipo quello scaduto nel 2007 - cosa che non entusiasma l'ex Bobbygol - o se fare la voce grossa con i consiglieri.
Nel frattempo, pare indebolirsi la posizione del direttore sportivo Alessio Secco, cui vengono imputati errori di mercato in serie e scarso polso con i giocatori: se nel prossimo futuro Andrea Agnelli dovesse cominciare a contare qualcosa in società (la sua apparizione a Vinovo, la scorsa settimana, non era certo dettata solo dagli auguri natalizi), il destino di Secco sarebbe segnato e lo stesso Blanc dovrebbe occuparsi più di conti che di altro.
Quanto alla squadra, al momento Ferrara resta al suo posto: se poi Parma e Milan dovessero passeggiare sui resti della Juve, verrebbe salutato anche lui. Soluzioni possibili: Hiddink, Scolari, Gentile. O magari Nedved, con un tutor: come al Cepu.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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