Cdl, si corre in tre per lo stesso progetto

«Il problema non è il numero delle punte ma la mobilitazione di tutti»

(...) alla gestione Veltroni». Insomma, per l’esponente di An quello della «convergenza su un unico candidato» è un falso problema, che comunque non poteva essere risolto «da un accordo di vertice». E dunque «il problema non è se c’è un solo candidato o più candidati - ha proseguito il ministro - ma è quello della massima mobilitazione di tutti coloro che sentono necessario il cambiamento a Roma, dopo 13 anni di ininterrotto governo delle sinistre».
La strategia tracciata dal titolare delle Politiche agricole, peraltro, sembra raccogliere consensi all’interno della Cdl anche tra gli azzurri, che pure fino all’ultimo avevano tentato di individuare un unico nome, pronti persino a ritirare la candidatura di Antoniozzi. Ma l’idea del codice unitario piace, come spiega Francesco Giro. Secondo il consigliere politico del coordinatore nazionale del partito, Sandro Bondi, Forza Italia «è pronta ad accogliere la proposta lanciata dal segretario regionale di An, Francesco Aracri, e ribadita dal ministro Alemanno, di una piattaforma programmatica e un codice comune da far siglare ai tre candidati per trasmettere agli elettori il senso di unità che, diversamente da una sinistra divisa e litigiosa, la Cdl ha sempre dimostrato al fianco del suo leader Silvio Berlusconi».
Per Alemanno, Mario Baccini e Alfredo Antoniozzi, le cui candidature rappresentano le diverse anime della Cdl, sarà insomma proprio il progetto di una Roma alternativa a quella veltroniana l’«arma comune», il segno dell’unità nella corsa a più punte per la conquista del Campidoglio. Un elemento che ha finito per vincere anche le resistenze di Forza Italia che, come ricorda ancora Giro, pur «convinta da sempre» della necessità «di opporre a Veltroni un candidato unico», di fronte alla discesa in campo di «due candidati autorevoli come Baccini e Alemanno» si è infine decisa a puntare su Antoniozzi. «Siamo certi con questa scelta - spiega ancora il consigliere politico di Bondi - di poter realizzare insieme ai nostri alleati di An e Udc una grande mobilitazione dell’elettorato romano di centrodestra e di riuscire a eliminare il voto disgiunto, ovvero il voto di quegli elettori della Cdl orientati a concedere il loro consenso al sindaco uscente Veltroni, pur continuando a votare per le liste e per i simboli dei partiti di centrodestra». Insomma, una coalizione-«perimetro», uno spazio politico con una proposta alternativa unitaria nelle linee fondamentali all’interno della quale riaggregare i voti «dei moderati, del mondo cattolico e dell’associazionismo laico e religioso». L’obbiettivo dichiarato è allargare il consenso, risvegliando l’entusiasmo intorno alle candidature e contenendo Veltroni sotto il 50 per cento per giocarsela poi. Impresa non facile perché, ricorda ancora l’esponente azzurro, il primo cittadino «non è solo il sindaco uscente, ma è anche fra i leader della sinistra più visibili e accreditati alla successione di Prodi».

Così ecco la «contromossa», la scelta di schierare «tre cavalli di razza, tre esponenti della Cdl radicati sul territorio di Roma e in grado di affrontare una campagna elettorale dura, procedendo separati al primo turno per colpire uniti al ballottaggio». Con un sogno: replicare con successo il divide et impera di romana memoria.

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