(...) sufficientemente Forza Italia. Se infatti ieri il partito azzurro ha ribadito la validità della strategia a più nomi con Francesco Giro, il coordinatore nazionale Sandro Bondi ha voluto invece frenare, riproponendo la scelta di un candidato unico per la coalizione e stigmatizzando, indirettamente, la «discesa in campo» dei due esponenti del governo. «A Roma - ha spiegato Bondi - il problema non è rappresentare una parte politica e massimizzare il risultato per quella parte politica. Bisogna invece puntare tutti insieme a scegliere un candidato che possa vincere. Quando avremo individuato questo candidato, tutti insieme potremo deciderlo e proporlo alla città».
Tutti daccordo nel centrodestra con Bondi quando dice che «il problema di Roma è vincere le elezioni», ma quanto a far convergere tutti i partiti su un solo nome, questo appare più difficile. Semmai nel quadro attuale è più facile immaginare, come sostiene Giro - tra laltro consigliere politico di Bondi - che «anche Forza Italia avrà il suo candidato e la sua punta». Un nome prestigioso (si è parlato di Beppe Pisanu, ma anche di Giuliano Ferrara) da affiancare ai «due esponenti di primissimo piano e molto radicati sul territorio romano» designati da An e Udc, prosegue Giro, in un modo «che non pregiudica affatto le ragioni unitarie della coalizione ma anzi le rafforza e le rilancia con entusiasmo». Unidea condivisa anche da Gianfranco Fini, secondo il quale le «autorevoli» candidature multiple della Cdl «non precludono minimamente la possibilità per il centrodestra di vincere le elezioni e governare la città».
Il quadro generale è dunque in evoluzione, anche se An scommette proprio sullentusiasmo e sul coinvolgimento della base con la scelta di Alemanno. La pensa così il capogrupo regionale Fabio Rampelli, che peraltro, dopo le polemiche sollevate due giorni fa dallUdc, rivendica il diritto del «primo partito del centrodestra della Capitale» a «giocarsi fino in fondo» la partita per il Campidoglio, pur riconoscendo lo spessore della candidatura centrista. «Cesa, Dionisi e Baccini - spiega lesponente di An - si prendano il merito di averci costretto a scendere in campo con una candidatura pesante, fortemente radicata nelle fasce popolari, nelle categorie produttive e nel mondo cattolico. Prima di questa accelerazione si rischiava la caduta nel baratro. Adesso si può discutere seriamente del progetto per liberare Roma dal sistema politico-affaristico che la tiene sotto scacco da 15 anni».
E mentre il vicepresidente del consiglio comunale di Roma Fabio Sabbatani Schiuma segnala il ruolo chiave di Storace nella sfida per il Campidoglio, si sentono «in corsa per la vittoria» grazie ad Alemanno il presidente della Federazione romana di An Vincenzo Piso e il capogruppo comunale del partito, Sergio Marchi.
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