da Roma
Prima il lunghissimo consiglio Federale a via Bellerio, poi la consueta cena del lunedì a Arcore per chiudere la querelle sulle amministrative. Una disputa che è sempre stata più nelle parole che nei fatti, se gli ultimi due lunedì (in mezzo cera la prima seduta del Parlamento del Nord) Umberto Bossi e Silvio Berlusconi avevano deciso di comune accordo di non vedersi.
E che la tensione sia del tutto scemata lo dimostra il lungo intervento al Federale del Senatùr. Che se da un lato non perde loccasione di criticare il Cavaliere per aver rilanciato in unintervista al Mattino lipotesi di unadesione della Lega alla Federazione sul modello tedesco Cdu-Csu («parla troppo con i giornalisti, prima parla e poi fa le cose e a volte neanche le fa»), dallaltro torna a ripetere che di Berlusconi «dobbiamo fidarci» perché «con la Lega è sempre stato corretto». Eppoi, ragiona Bossi, «Forza Italia ha bisogno di noi». Secondo il Senatùr, infatti, se da una parte il Cavaliere è accusato dalla sinistra di aver fatto leggi ad personam, dallaltra può contare «sullalleanza con il Carroccio» che «è un movimento popolare». I toni, insomma, sono nel complesso molto concilianti, anche perché - dice Bossi - «se andiamo da soli facciamo un regalo alla sinistra». Non è un caso che anche Roberto Maroni, considerato lambasciatore della Lega a sinistra, con i suoi si dica «molto tranquillo» sulla questione alleanze e la consideri «chiusa».
E delle amministrative si parla fino a tarda sera nella cena di Arcore, presenti Berlusconi, Bossi, Brancher, Tremonti, Calderoli, Giorgetti e Cota (assente Maroni perché impegnato a Roma nella registrazione di Porta a Porta). I nodi sul tavolo sono soprattutto due, il candidato sindaco di Verona (dove la Lega punta sullassessore regionale alla Sanità Flavio Tosi) e il candidato alla provincia di Vicenza. Ma si parla anche del Piemonte, in particolare della provincia di Vercelli. Il clima, racconta uno dei presenti prima che si concluda lincontro, «è ottimo» e «saranno risolte tutte le questioni in ballo».
Ne resterà invece aperta una tuttinterna al Carroccio. Che nel Federale ha sostanzialmente deciso di rinviare a dopo le amministrative il congresso del Veneto. Colpa del ritardo del provinciale di Rovigo che ancora non ha designato i delegati, ma pure del braccio di ferro in corso tra Gian Paolo Gobbo e chi vorrebbe presentare una candidatura alternativa. Il Senatùr, comunque, sembra aver fatto presente che gradirebbe una «candidatura unica».
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