Salvo Mazzolini
da Berlino
«Er oder Sie», o lui o lei. È lo slogan che accompagnerà la campagna elettorale tedesca. Lui è Gerhard Schröder, il cancelliere. Lei è Angela Merkel, leader dell'Unione cristianodemocratica, che ieri è stata incoronata kanzlerkandidatin, cioè candidata dell'opposizione di centrodestra nella corsa per la conquista della cancelleria che si disputerà in settembre, un anno prima della scadenza naturale della legislatura.
Uno slogan scontato, inevitabile ma che riflette una novità clamorosa che nelle scelte degli elettori potrebbe prevalere anche sui contenuti politici dello scontro. Perché per la prima volta in un paese dove la politica è fortemente maschilista, a sfidare il cancelliere è una donna. E per la prima volta è una donna, per giunta proveniente dalla Germania est, che ha le migliori possibilità di vincere la sfida.
L'incoronazione della Merkel era prevista. Non era invece prevista la rapidità con cui è avvenuta, ad appena una settimana dall'annuncio a sorpresa di Schröder di indire le elezioni anticipate. E non era neppure prevista l'unanimità con cui è avvenuta la scelta: per lei si sono espressi anche i suoi rivali interni, l'ultraconservatore Roland Koch, capo dell'Assia, e il potente Edmund Stoiber, capo della Baviera e dei cristianosociali, gli irrequieti fratelli bavaresi dei cristianodemocratici. Entrambi, Koch e Stoiber, fino a qualche settimana fa erano decisi a stoppare l'ascesa della ex ragazza dell'est, così la chiamava Kohl.
Ma è acqua passata. In Germania soffia il vento del cambiamento. I sondaggi segnalano che se si votasse oggi il partito della Merkel otterrebbe tra il 44 e il 48% dei consensi, quasi la maggioranza assoluta. Quindi meglio non sciupare l'occasione con litigi interni e offrire agli elettori un'immagine di unità. A metà giugno la Merkel presenterà il suo programma e c'è da scommettere che non sarà un cura indolore e che per i tedeschi comporterà sacrifici ancora più pesanti di quelli propinati dalle riforme del cancelliere Schröder.
Del resto la Merkel ha già messo le mani avanti annunciando che solo una terapia forte potrà rimettere in moto la locomotiva tedesca. Si parla di nuovi tagli allo Stato sociale, di un aumento dell'Iva dal 16 al 20%, di revoca delle sovvenzioni alle imprese minerarie in passivo cronico. Insomma un programma duro e severo con poche concessioni elettorali. In cambio la Merkel promette di arrestare il declino dell'azienda Germania. La sua carta principale è l'allarmante situazione che la coalizione rossoverde lascia dopo sette anni di governo: cinque milioni di disoccupati, conti pubblici fuori controllo, crescita economica che si e no sfiora l'1% dopo tre anni di recessione. Un quadro che spiega la voglia di cambiamento emersa in tutte le ultime elezioni regionali e segnalata dai sondaggi per il duello di settembre.
Ma anche i socialdemocratici, il partito di Schröder, hanno qualche carta da giocare. Dopo aver scaricato i verdi annunciando che in caso di un'improbabile vittoria non si sentono vincolati a governare con loro, i socialdemocratici puntano su una grande coalizione con gli avversari cristiano-democratici.
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