Salvo Mazzolini
da Berlino
Dopo l'annuncio a sorpresa di indire le elezioni anticipate, per la coalizione rossoverde del Cancelliere Schröder è iniziata un'agonia dolorosa e piena di incertezze. Dolorosa perché i sondaggi che si susseguono quasi quotidianamente sono impietosi con il Cancelliere mentre sono musica per le orecchie della sua avversaria, Angela Merkel. Se si votasse oggi, la Cdu/Csu, il partito della Merkel, otterrebbe il 49% dei consensi, un risultato più che sufficiente per controllare la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento; i socialdemocratici, il partito del Cancelliere, solo il 28%. Tra i due grandi partiti rivali c'è quindi una forbice di oltre venti punti che solo un miracolo potrebbe eliminare nel giro di pochi mesi.
Ma è anche un'agonia il cui decorso è poco chiaro. Ci sono incertezze su come e quando verrà decisa la fine anticipata della legislatura. Un nodo difficile da districare, data la rigidità della Costituzione che prevede solo in casi eccezionali lo scioglimento del Parlamento prima della scadenza naturale. Tanto che nel clima surriscaldato che domina in questi giorni nella Berlino politica è circolata la voce di un'inversione di marcia voluta dagli stessi socialdemocratici: niente scioglimento del Parlamento prima della scadenza, niente voto anticipato a settembre, ma elezioni regolari nell'autunno del 2006 come da calendario. A mettere in circolazione la voce è stata l'agenzia giornalistica Dpp, secondo la quale i vertici socialdemocratici, davanti alla prospettiva quasi certa di una clamorosa batosta in settembre, avrebbero elaborato un piano segreto per rimangiarsi l'annuncio di elezioni anticipate fatto da Schröder la sera della sconfitta alle regionali della Renania-Vestfalia. Stando a questo piano Schröder avrebbe dovuto dimettersi e Franz Müntefering, leader del partito, sarebbe diventato Cancelliere con l'incarico di governare per i prossimi quindici mesi nella speranza di recuperare consensi. La voce è stata immediatamente smentita e liquidata dal Cancelliere come non degna di commenti. Ma qualcosa di vero ci potrebbe essere a giudicare dal vento di rivolta che soffia in casa socialdemocratica. Un deputato della sinistra, Heinz-Werner Schuster, ha pubblicamente accusato Schröder di portare il partito alla rovina. Un altro, Ulrich Maurer, ha reso nota una lettera che ha scritto al Cancelliere: «Durante la coalizione rossoverde quasi tutti i Länder sono passati all'opposizione, la sinistra ha perso il 40% degli elettori e il partito un quarto degli iscritti».
Ma ad accreditare l'immagine di una socialdemocrazia decisa a ribellarsi ai piani del Cancelliere è soprattutto la voce, ripresa oggi da tutti i giornali, secondo la quale sarebbe imminente un cambio della guardia al vertice del partito: via Müntefering, troppo legato a Schröder, e al suo posto Kurt Beck, personaggio ritenuto più adatto a rilanciare il partito. Se è vera, riprende quota l'ipotesi di annullamento del voto anticipato, perché tre mesi sono pochi per tentare di ridare le ali ai socialdemocratici.
Il primo luglio Schröder annuncerà il suo piano per lo scioglimento del Parlamento. Due le ipotesi. Quella del «finto suicidio»: un certo numero di deputati della coalizione si asterrebbe al momento di votare la fiducia e in questo caso il Cancelliere, privo della maggioranza, chiederebbe al Capo dello Stato il ricorso alle urne. Ma il Capo dello Stato non sarebbe d'accordo, ritenendo il voto sfiducia un trucco. Altra ipotesi: il «fratricidio».
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