Dalla Cecenia all’Inguscezia, la polveriera teatro dello scontro

Dopo due sanguinose guerre con la Russia successive alla proclamazione di indipendenza nel 1991, la Cecenia è una repubblica ufficialmente «normalizzata» sotto il regime del presidente filorusso Ramzan Kadyrov . Lo scorso aprile Mosca ha revocato dopo dieci anni il regime antiterrorismo, ma dopo pochi giorni è stata costretta a reintrodurlo in alcuni distretti e a metà maggio un attentato a Grozny ha indotto Kadyrov a cancellare lo strumento dell’amnistia. Lo scorso luglio la militante dell’ong Memorial Natalia Estemirova è stata rapita a Grozny e lasciata cadavere in Inguscezia. Nei mesi successivi si sono registrati vari attentati contro le forze dell’ordine, anche da parte di donne kamikaze. L’Inguscezia è il più piccolo e il più povero degli 83 soggetti della federazione russa e, insieme al Daghestan, il più turbolento del Caucaso.

Confina con la Cecenia, con cui condivide stretti legami anche se nella guerra con Mosca è rimasta fedele al Cremlino. Molti guerriglieri ceceni vi hanno trovato riparo. Il 22 giugno il presidente Iunus-Bek Ievkurov è stato oggetto di un attentato kamikaze, ma si è salvato. Da allora una escalation di attentati

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