Politica

La cena "radicale" col Cav risulta indigesta a Bersani

Giustizia, amnistia, indulto. Tre temi snobbati dai democratici e discussi dai radicali in un incontro a palazzo Grazioli. Con buona pace dei democrat, a cui la cena è rimasta sullo stomaco

La cena "radicale" col Cav 
risulta indigesta a Bersani

Lupo di mare di lungo corso politico com’è, Marco Pannella ha previsto, e cercato di arginare, la reazione. Così, sul sito online dei radicali, l’annuncio del cordiale incontro serale a Palazzo Grazioli col premier veniva dato ieri con un titolo in puro «romanaccio» pannellese: «I Radicali magneno, s’abbuffano, trattano grana, a cena con Berlusconi». Tanto per mettere le mani avanti.

Non è bastato, però: in coda alle spiegazioni su come «i radicali continueranno a votare contro il governo, come abbiamo sempre fatto», ma d’altro canto «sui temi dei quali avremmo voluto parlare con il Partito democratico, con Bersani, in realtà abbiamo trovato ascolto da parte del presidente del Consiglio», a cominciare soprattutto da «giustizia, amnistia e indulto», su internet si è scatenato un pandemonio di critiche e attacchi, al grido di «vergognatevi». Un po’ come è successo a Pannella nella piazza «indignata» di venerdì. Lui però non si scompone neppure per gli sputacchi virtuali. E non sembra preoccupato per le tensioni interne al suo gruppo. Raccontano infatti che, mentre era in corso la chiama per la fiducia nella quale Pannella aveva dato ordine ai suoi di disertare l’«Aventino» delle opposizioni e di entrare in aula, ci siano stati durissimi scontri telefonici sia con Emma Bonino, che aveva caldamente sconsigliato ai deputati radicali una mossa «autolesionista» e che invece che a Palazzo Grazioli ha preferito volare a Washington; sia con i deputati che, come Matteo Mecacci, contestavano la scelta. E che Pannella si è fatto passare al telefono pure in aula per «convincerli», con «urla che si sentivano da metri di distanza», racconta un testimone.

Nel Pd cova l’ira funesta contro i pannelliani, che «hanno seriamente corso il rischio di salvare il governo», come spiegano gli esperti di conti parlamentari. Solo la loro presenza in aula, infatti, avrebbe convinto qualche «frondista» di centrodestra a non disertare, facendo mancare il numero legale. L’ordine di scuderia Pd, per ora, è quello di non cadere nella «provocazione» pannelliana, ma il franceschiniano Giacomelli sbotta: «L’incontro con Berlusconi getta una luce ambigua sulle scelte dei radicali, e al Pd farebbe solo male tollerarlo ulteriormente». Dal Nazareno si fa trapelare che un mese fa Bersani offrì per lettera ai pannelliani l’ingresso nel «nuovo Ulivo» (leggasi apparentamento elettorale), ma non ebbe risposta. «Di che stiamo parlando?», replica Rita Bernardini, «il nuovo Ulivo non si sa neanche che sia e che programma abbia». Pannella ribadisce: «Il Pd da anni rifiuta incontri con noi, mentre Berlusconi almeno ci ascolta. Poi si vedrà cosa accadrà».

Accadrà, dice un maligno esponente Pd, «che spunteranno almeno i soldi della convenzione per Radio Radicale».

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