A cent’anni gli ridanno la patente

Forse, sarà stato qualcosa che c’era ancora - allora - nell’aria di Napoli, dov’è nato il 2 gennaio 1907. Oppure - hai visto mai? - il segreto era nella pizza di quella santa donna di mammà. Sta di fatto che lui, anno dopo anno, decennio dopo decennio, nel suo successivo girovagare per l’Italia, sempre più a Nord - dall’Abruzzo a Torino, da Milano a Rovereto - inseguendo prima il lavoro e poi il posto giusto dove riposare finalmente le ossa, non sembra aver perso neppure uno di quei miracolosi e invidiabili cromosomi ricevuti all’ombra del Vesuvio.
Perché lui, Giovanni Viglione, per tutti «Nino», meglio noto come il nonno di Rovereto, un secolo attraversato e appena compiuto con baldanzosa sicurezza, è diventato suo malgrado una «notizia». Nell’immediata vigilia dei suoi cent’anni, infatti, ha chiesto senza timore e ottenuto senza difficoltà il rinnovo della patente fino a tutto il 2009. Ricevendo anche le congratulazioni dei medici che gli hanno confermato un unico limite - nessuno è perfetto e il tempo continua ad avere quel brutto viziaccio di passare! - ovvero l’uso obbligatorio dell’apparecchio acustico.
Certo gli secca un po’. Ma in fondo, per lui, forse è meglio così. Nino, uomo cresciuto in mezzo ai motori (ha lavorato all’Alfa Romeo, alla Fiat e infine alla Bianchi), potrà continuare a sentire ancora bene, a orecchio, il musicale fruscio dei giri della sua gloriosa 500 verde metallizzata, targata TN 609223, in quell’esaltante esercizio che i giovani d’oggi - poveretti loro, cresciuti in un mondo di frizioni automatiche! - ignorano del tutto: la doppietta. Ovvero, in rapida successione: impercettibile alleggerimento del gas, garbato tocco di freno, due rapide “telegrafate” sul pedale dell’acceleratore e inserimento deciso della marcia inferiore. Più che guida, autentica poesia!
Forse è anche per questo che a lui, a Nino, tutto il clamore suscitato dal suo exploit comincia a rompere. Non capisce nemmeno il perché di tanto interesse. «L’auto mi serve per andare a fare la spesa e tutte le altre commissioni che devo sbrigare, senza dover pesare sui miei figli o su altri. Insomma, quando devo andare da qualche parte scendo in garage e avvio la macchina, mi metto al volante e parto», spiega come fosse un’ovvietà. Come dire, senza dirlo: che cosa mi rompete le scatole a fare, con tutte queste domande?
Così, al di là della malcelata soddisfazione e della torta con panna sormontata da quel rotondo numero 100 tagliata per il compleanno, ha affidato alla figlia maggiore Adriana, una “ragazzina” di 72 anni (gli altri tre eredi sono i due gemelli maschi, sessantanovenni, Giorgio e Sergio, oltre a Gabriella, la più piccola) il compito di rispondere al telefono a quei rompiballe di cronisti. La sua addetta stampa personale. Come si addice a una star.
Ma da domani, decantato il clamore, Nino si riapproprierà finalmente della sua vita: l’amata pittura, le nuotate in piscina, il campo di bocce, le quotidiane pedalate sulla cyclette, le freccette con i nipoti e i corsi all’Università popolare. Sì, anche quella, perché in fondo bisogna pensare sempre al domani.

E magari andargli incontro, proprio come fa lui: su una 500 verde metallizzata, con tutti i punti sulla patente ancora intatti e senza nemmeno bisogno di occhiali. “Dipingendo” le curve della vita - a orecchio - con la poesia della doppietta. Vallo a spiegare a chi guida in prosa.

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