«Centomila posti di lavoro in fumo senza la Tav»

Antonio Signorini

da Roma

Circa centomila posti di lavoro, la chance di far diventare l’Italia il cuore della zona logistica più importante d’Europa e la prospettiva di riagganciare il nord-ovest del Paese all’economia globale.
Questa, secondo uno studio di Assoespressi-Confetra è la posta in gioco della partita Tav. Perché la linea Torino-Lione - spiega l’associazione che riunisce le aziende che operano nel trasporto, spedizione, logistica e deposito delle merci - non servirà solo a rendere più veloci i collegamenti tra l’Italia e la Francia. Quel tratto di ferrovia ad alta velocità riveste un’importanza particolare perché diventerà il perno del piano delle grandi reti europee «Ten», approvato nel 2003 durante il semestre di presidenza italiana.
Quando il piano per i trasporti europei sarà compiuto, la linea contestata dalle popolazioni della Valle di Susa e da un pezzo di opposizione, sarà parte del famoso «corridoio 5» (la linea Lisbona-Kiev che il governo ha ottenuto di far passare nel suolo italiano e non sopra le Alpi) che a Novara incrocerà la linea Genova-Rotterdam e a Verona incontrerà la Palermo-Brennero-Berlino, l’altra grande via di comunicazione nord-sud del Vecchio continente.
«Queste reti di trasporto europeo - secondo Confetra - ridisegneranno la geografia economica del continente creando nuove direttrici per il trasporto della merce e delle persone e nuove grandi occasioni di lavoro. Con l’insieme di queste reti l’Italia può diventare il punto centrale dell’interscambio tra Europa ed Estremo Oriente dove verrà localizzato entro il 2010-2015 oltre il 50 per cento della capacità produttiva manifatturiera mondiale». Tutto questo perché - osserva il centro studi di Confetra - gli snodi più importanti di questa rete ferroviaria europea sono localizzati in Italia. Ed è proprio attorno a questi incroci che si realizzerà «la più grande area logistica del sud Europa». Una zona vasta - spiega il presidente della Confederazione, Pietro Vavassori - che parte dalla Spagna settentrionale, attraversa la Francia del Sud e si estende lungo tutta l’area padana. La parte più consistente toccherà proprio all’Italia. E la ricaduta in termini di occupazione - sempre secondo il centro studi di Confetra - sarà di 100mila posti di lavoro.
Sempre che la linea ad alta velocità Torino-Lione si faccia, spiega il vicepresidente di Assoespressi, Mino Giachino. Perché se si dovesse interrompere il corridoio 5, si escluderebbe l’Italia da una linea che unisce Paesi che producono il 40 per cento del Pil europeo. E si toglierebbe ai porti italiani, Genova soprattutto, ma anche Gioia Tauro, la possibilità di diventare la porta del Vecchio continente per tutte le merci che provengono dai Paesi emergenti. Nel dibattito di questi giorni sulla Tav - lamenta Giachino - pochi hanno ricordato che ormai la grande parte dei prodotti consumati in Europa viene dall’Estremo Oriente, passa via nave per il canale di Suez e il primo Paese che queste merci incontrano è l’Italia. E i costi? Anche quelli non sono un problema perché saranno compensati dai risparmi che comporta il trasporto su ferro rispetto a quello su gomma.

Basti pensare - osservano i trasportatori - che il costo medio europeo imputabile al traffico eccessivo è lo 0,9 per cento del Pil. In Italia la quota dei costi da traffico sale all’1,4 per cento del Pil. La Tav farebbe abbattere questa percentuale, oltre a far diminuire il livello dell’inquinamento.

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