«Cercherò firme per un governo ponte»

«La maggioranza non c’è più. Si concordi su un tempo per varare le riforme e poi si torni al voto»

da Roma

Senatore Bordon, tra venti giorni presenterà le dimissioni al Senato. Ha cambiato idea dopo la conferenza stampa di fine anno di Romano Prodi?
«No, confermo che il 16 gennaio presento la mia lettera di dimissioni».
Una previsione: il governo cade o resiste?
«Nei panni di Prodi, anch’io avrei detto le cose che ha detto oggi (ieri, ndr). Ma ci sono i fatti: la maggioranza non c’è più. Ho un rapporto di stima e amicizia con Prodi, ma guardo ai problemi del Paese. Quando un governo non ha più la maggioranza il problema è serissimo. Solo in Italia le elezioni vengono viste come il veleno».
Lo ripeterà anche in Senato, prima di andarsene?
«Sto preparando un’iniziativa politico-parlamentare per dire: si concordi su un tempo per varare le riforme necessarie al Paese, e poi si torni al voto. Un’iniziativa che potrebbe avere l’appoggio di Dini e dell’area centrale della maggioranza. Mi piacerebbe che partecipassero esponenti del centrodestra. Riforme per dare alle maggioranze la possibilità di governare stabilmente, senza il ricatto dei piccoli partiti, e al presidente del Consiglio più poteri. Una breve stagione di sospensione della competizione elettorale per arrivare a una vera democrazia dell’alternanza».
Sulla strada avviata da Berlusconi e Veltroni?
«Vedo questa iniziativa come uno strumento per sbloccare il dialogo sulle riforme tra Berlusconi e Veltroni, che mi sembra si stia accartocciando».
Un’iniziativa del genere al Senato sembra l’inizio di una sfiducia per il governo Prodi.
«Il problema non è tanto di fiducia o sfiducia, ma rendersi conto della malattia profonda della politica italiana e che questa maggioranza non c’è più, neanche quella aritmetica. Difficilmente qualcuno avrebbe fatto meglio di Prodi con una simile frammentazione politico-partitica. Il fatto che io dica: il re è nudo, non vuol dire che l’ho spogliato io. Lo aiuto a non prendersi una polmonite».
Sta già cercando, e trovando, consensi alla sua proposta?
«Se si prende un’iniziativa, si cerca di non farla fallire... Spero che al Senato riusciamo a dar vita a qualcosa di più di un gruppetto di senatori».
Quali sono le novità aritmetiche al Senato?
«La fuoriuscita definitiva, chiarisco “definitiva” di Fisichella. Si dimentica poi che Turigliatto non fa ormai più parte della maggioranza. L’opposizione in questo momento ha 158 voti e la maggioranza 156, 160 con i quattro senatori a vita che hanno sempre dato appoggio. Il plenum al Senato però è 161. Se poi consideriamo anche i diniani il problema diventa gigantesco. A proposito di Dini..».
Prego, senatore.
«Mi sembrano poco saggi gli insulti e le dichiarazioni di chi lo invita a dimettersi. Chi chiede coerenza deve averla praticata. Dal ’98 ci furono tre governi del centrosinistra sostenuti dal voto determinante di Mastella e dei suoi amici che erano stati eletti con il centrodestra».
Dopo il Senato per lei ci sarà il Campidoglio?
«A marzo partirà il mio giro per la città, quindici giorni in ogni zona di Roma.

Ma intanto comincerò a fare il cittadino. Le mie dimissioni sono un gesto di denuncia contro un sistema politico al collasso e autoreferenziale. Il 16 gennaio farò un discorso talmente duro che spero me le votino subito...».

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