Per certe signore «quelle» signore sono delle eroine

Per l’Enciclopedia Treccani la parola «zoccola» significa «meretrice rozza e volgare» e per lo Zingarelli equivale a «prostituta, baldracca». Ovvero «puttana». Una donna che vende il proprio corpo. Quindi non capisco perché il Tribunale di Roma ha ritenuto che il signor Beppe Grillo si è espresso in modo «volgare e improprio ma non le ha offese» nel definire «zoccole» le signore elette nel 2009 alla Camera e al Senato. E ha archiviato le querele presentate contro di lui da tutte le parlamentari. Rebus sic stantibus mi domando se posso chiamare «zoccola» una senatrice che mi sta particolarmente antipatica (ovviamente non dico il nome) nella certezza di non essere querelabile per diffamazione. O, in violazione del notissimo art. 3 della Costituzione, questa sentenza vale solo per il signor Grillo? Libero anche di mandare a quel paese mezza Italia?
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Non son mica tanto d’accordo con lei, sa, caro Mazziotti? A me pare che archiviando la denuncia nei confronti di Beppe Grillo, il gip romano Maddalena Cipriani non sia uscita dal seminato della legge e del buon senso. Ella infatti precisò che sì, «la frase proferita dall’indagato è volutamente volgare e inappropriata», però è anche «inidonea a ledere l’onore e/o la reputazione per la sua genericità ed assoluta indeterminatezza, non essendo identificato, né assolutamente identificabile la persona e/o le persone cui il dichiarante ha inteso riferirsi». Se un appunto si può fare al giudice per l’istruzione preliminare è che non abbia tenuto in nessun cale l’onorabilità dell’istituzione nel suo complesso, e questo proprio quando ci si sbraccia per riaffermare la «centralità del Parlamento», del quale pare dunque sia lecito poter affermare che pullula di «zoccole». Che poi, se vogliamo dirla tutta, non è che sentirsi dare della baldracca (ad personam o erga omnes) sia da tutte considerato un insulto.
Avrà infatti notato, caro Mazziotti, che dal gruppo delle parlamentari che inutilmente querelarono il dichiarante Beppe Grillo, risulta assente il tris d’assi della sinistra in rosa, Anna Maria Paola Luigia Finocchiaro, Maria Rosaria Bindi detta Rosy e Livia Turco. E non poteva essere altrimenti perché nella veste politicamente corretta della escort o della «ragazza immagine» la figura della battona è in grande spolvero fra i «sinceri democratici». Nei loro cuori essa ha preso il posto di quella, ormai sbiadita, della «staffetta partigiana», le giovani donne che durante la Resistenza molto si sacrificarono per dare il loro decisivo contributo alla guerra di liberazione. Stando alle autocertificazioni si apprese poi, a cose fatte, a guerra finita, che furono centinaia di migliaia. Tante da presumibilmente formar code e ingorghi sui sentieri di montagna, sprezzantemente sfidando il tedesco invasor. Ebbene, a raccogliere il testimone delle staffette ecco qui le vispe giovanotte di facili costumi e di lesta coscia, che col loro sacrificio, chiamiamolo così, e dietro corrispettivo in danaro contante, sull’unghia, contribuiscono alla novella guerra di liberazione consentendo il perpetuarsi dell’antiberlusconismo. In ciò offrendo polposi argomenti a sostegno d’una inedita visione ideologico-culturale del «problema morale», ora circoscritto al peccato di pantalone (copyright Umberto Bossi). Se Mani pulite ebbe i suoi mariuoli, Lenzuola pulite ha i suoi puttanieri.

Se Mani pulite ebbe il suo Tonino, Lenzuola pulite ha il suo D’Avanzo, il repubblicones al cui occhio, incollato al buco della serratura, non sfugge una sveltina che sia una. Questo è, caro Mazziotti. (Il lettore vorrà perdonare il ripetuto uso di male parole, ma non è colpa mia se i «sinceri democratici» hanno posto al centro del dibattito politico e sociale la figura della «zoccola»).

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