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"In certi giorni sono un disastro ma oggi rivedrete il Fenomeno"

Milano si ferma, è il giorno del derby. Ronie è l’uomo più atteso: "Tutti aspettano il mio gol: esulterò come sempre perché il calcio è felicità". Mancini non si fida: "Rispetto Ronaldo ma temo più Kakà". Adriano in tribuna

"In certi giorni sono un disastro ma oggi rivedrete il Fenomeno"

Milanello - Caro Ronaldo, ha sentito la replica di Moratti alla sua dichiarazione di intatta amicizia?
«Sì e l’ho trovata molto divertente, il timbro giusto per l’occasione».
Veniamo al sodo: è il primo derby giocato dall’altra parte di Milano. Come lo sta vivendo?
«Tutto il tempo migliore è stato monopolizzato dall’esito della Champions e dai sorteggi successivi. L’ambiente nel quale il derby di Milano vive è bellissimo: mi riferisco alla città, ai tifosi, ai calciatori, alla grande attesa».
Ha ricevuto qualche assaggio del trattamento promesso per domenica dagli interisti?
«Non ho avuto molte occasioni di andare per strada, incontrare gente comune, tifosi. Mi sto allenando molto, rimango ore a Milanello e quando torno in albergo la sera sono stanco morto».
A sentire il tam tam del tifo nerazzurro ci saranno trentamila fischietti in azione...
«Io spero che non manchi mai il rispetto. I fischi li aspetto e possono anche caricarmi, non sono un problema. È il clima che conta e spero proprio che sia tranquillo, senza violenza né insulti, perché il calcio dev’essere divertimento».
A sentire radio-tifo, il trattamento polemico è dovuto al fatto che consideravano Ronaldo un giocatore simbolo dell’Inter...
«La vita professionale di un calciatore riserva delle sorprese. È vero, sono stato simbolo dell’Inter per 5 anni, ma non dimentichiamo che mi hanno mandato via loro e che hanno ricavato anche un discreto numero di milioni dalla mia cessione. Ora sto col Milan e sono contentissimo».
Se il cambio di casacca fosse accaduto a Roma invece che a Milano, forse non finiva a fischi...
«Allora vuol dire che sono stato fortunato nello scegliere Milano e l’Inter quando partii da Barcellona. C’era stata infatti, qualche settimana prima, una lunga trattativa con la Lazio di Cragnotti».
Come ha trovato il calcio italiano? Meno competitivo come sostiene Capello?
«Non credete ai giudizi di Capello. È un uomo in difficoltà, si sta difendendo, lo attaccano da tutte le parti, a Madrid. La storia del calcio italiano dimostra che è il suo campionato è sempre difficile, duro, complicato da affrontare e conserva il suo fascino. Ha superato indenne lo scandalo della Juve in B, la tragedia di Catania ha fatto dimenticare la gioia del mondiale».
A proposito del mondiale: se l’aspettava la coppa sollevata da Cannavaro?
«Se vincono Italia o Brasile, Argentina o Germania, non è una sorpresa. La nazionale di Lippi mi ha colpito per la sensazione di sicurezza totale che dava la sua difesa».
Al suo Brasile cosa è mancato invece?
«Avremmo avuto bisogno di una migliore organizzazione. Noi della Seleçao siamo rimasti scoperti, sempre nel mirino, mai protetti. Il mondiale è un evento che va gestito meglio».
Contatti con Dunga, l’attuale ct?
«Zero ma si può anche capire. Ho appena ripreso a giocare. Non penso alla nazionale, voglio far bene col Milan. E se avranno bisogno ancora di me, non devono far altro che chiamare».
Scolari è sempre legato a Ronaldo: conferma?
«Scolari ricorda molto Ancelotti. Avere un allenatore così è un vantaggio enorme perché nelle difficoltà tutti i giocatori moltiplicano le energie. Avere un generale in panchina non aiuta, non funziona più come una volta. E di generali, in giro, purtroppo, ce ne sono ancora».
Veniamo al Milan e all’accoglienza ricevuta: è tutto autentico o c’è qualche leggenda metropolitana da sfatare?
«L’ambiente è fantastico. Il rapporto tra Ancelotti e i giocatori da segnalare, qui si pratica il lavoro individualizzato in allenamento e lo si fa disponendo di grande libertà. Sapevo che il mio arrivo aveva ricevuto il gradimento di tutti ma poi c’è stato un episodio illuminante. Il primo giorno a Milanello, Ancelotti ha radunato la squadra e mi ha presentato: ha fatto un discorsetto. Alla fine è partito un applauso di benvenuto».
Come sta ora Ronaldo?
«Sono arrivato che ero al 40%, sono salito al 60%. Sto migliorando molto perché sto lavorando tanto. Ma ci sono dei giorni in cui non riesco a fare niente. Giovedì, per esempio, ho disputato un disastro di partitella perché il giorno prima ho lavorato nella vasca di sabbia. Devo approfittare delle settimane libere per colmare le mie lacune di condizione».
Che erano anche fisiche, problemi a un tendine ai tempi del Real...
«E li sto superando, giorno dopo giorno. È diventato un piccolo risentimento che spunta con la fatica».
È vera la storia dello stipendio decurtato per sbloccare la trattativa tra Galliani e il suo agente?
«Io non sono scappato da Madrid. Tutti sanno che sono andato via perché nel Real non mi facevano giocare e io volevo dimostrare di poterlo fare in una qualunque squadra del mondo. È spuntato il Milan e ho colto al volo l’occasione. Quella famosa sera, quando ho saputo delle complicazioni, ho telefonato al mio agente e gli ho detto: lascia stare, accetto le condizioni del Milan».
Cosa pensa di quel che è accaduto a Valencia?
«Mi ha intristito, non riesco a capire. E lo dico per tutte e due le parti in causa, oltre che per l’episodio legato a Navarro. Credo sia una serata da dimenticare completamente».
Che idea si è fatto di questa nuova Inter? All’andata mise sotto il Milan...
«Ha battuto record, ha giocato bene, è prima in classifica con merito: ha cento motivi per considerarsi soddisfatta della stagione. La Champions non è mai facile».
Ha mai pensato in queste ore all’eventualità di fare un gol a San Siro contro l’Inter?
«Ho immaginato una grande partita, spettacolare. So che tutti aspettano me, il mio gol: esulterò come altre volte perché il calcio dev’essere felicità».
Come la trattano i suoi nuovi tifosi?
«Canteranno qualcosa per me, adesso».
È riuscito a conservare i suoi amici dei bei tempi di Appiano?
«Certo. E molti, da interisti che erano, sono diventati milanisti».
Caro Ronaldo, è in grado di descriverci la differenza tra le due società, Inter e Milan?
«Mi sembra di capire che il Milan, dal punto di vista organizzativo, sia molto più avanti. E goda anche di una immagine migliore in giro per il mondo».
Nel derby della discoteca chi è il più forte tra lei e Adriano?
«Non sono un assiduo frequentatore.

Ci vado solo a metà settimana».

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