Cgil caccia i suoi giovani: troppo autonomi

L’organizzazione di Epifani sfratta l’Unione degli studenti. I ragazzi: «Diamo fastidio»

Francesco Cramer

da Milano

Dietro la lavagna. Anzi, peggio: fuori dall’aula e subito. Questa volta la Cgil fa sul serio e sfratta i «suoi» studenti, quelli dell’Unione degli studenti (Uds), associazione sindacale dei liceali, 130 sedi sparse in tutt’Italia, che conta 30 mila iscritti.
Loro, quelli del movimento, si definiscono «indipendenti» ma il legame con l’organizzazione di Guglielmo Epifani è piuttosto stretto. Almeno fino a ieri. Qualche settimana fa, infatti, la Cgil ha dato il benservito agli studenti: «Avete 24 ore per sloggiare dalla sede». Fuori dai piedi. Si tratta degli uffici di via Morgagni, a Roma: qualche stanza nel palazzo della Filt-Cgil, Federazione italiana lavoratori trasporti. I ragazzi pagavano regolare affitto di locazione ma adesso si devono cercare un’altra sede. Perché il divorzio? «Forse diamo troppo fastidio», dice amaro il ventiquattrenne Mauro Casola, coordinatore nazionale Uds. Tutta colpa di un progetto in fieri, che alla Cgil proprio non va giù. «Quello di creare una rete tra noi dell’Uds - spiega Casola - e altri rappresentanti dell’università, dai laureati fino ai dottorandi. Evidentemente il nuovo soggetto avrebbe avuto un’autonomia ancora maggiore dal sindacato ed ecco il risultato».
Il risultato è che la Cgil, oltre a sfrattare gli studenti, ha sospeso il protocollo d’intesa, siglato con loro nel 2002. In sostanza ha bloccato i fondi erogati all’Uds, ne ha congelato i finanziamenti, mettendo a rischio l’esistenza stessa del movimento. La guerra sembra proseguire senza esclusione di colpi. Gli studenti sono un osso duro e promettono che, loro, possono «andare avanti con gli aiuti di tanti iscritti e tante altre associazioni amiche, senza perdere la nostra indipendenza».
Il giovane Casola non nasconde che lo strappo con il sindacato è di quelli che lasciano il segno: «Pensi che hanno chiesto persino la testa di tutto il nostro esecutivo nazionale. Le sembra democratico? Perché la Cgil deve decidere che dobbiamo andarcene a casa tutti? È assurdo e antidemocratico. Sarà il nostro congresso a decidere se l’esecutivo deve cadere, non loro». E il congresso si farà, ma non subito. «Prima dobbiamo portare a termine la trattativa aperta con il ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni». Già, perché gli studenti hanno bocciato la Finanziaria: «Dalla manovra ci aspettavamo qualcosa di più e lo abbiamo detto al ministro. Abbiamo chiesto una legge quadro, sottolineato l’importanza del diritto allo studio ma soprattutto preteso che la politica dei tagli alla scuola deve finire».
E per questi motivi lo scorso 4 novembre sono scesi in piazza per protestare contro il governo a fianco dei precari, mentre il segretario della Cgil Epifani ordinò a «tutte le nostre strutture di prendere le distanze dalla manifestazione». Ma dalla Cgil escludono che ci sia un nesso con la guerra in atto con gli studenti: «Non è stata certo la partecipazione al corteo a farci rompere con loro».

E allora perché questa battaglia? Il sindacato minimizza sullo «sfratto» e sulla stretta ai finanziamenti. Poi colpisce dove i ragazzi sono più vulnerabili: la coesione. «Sono loro che sono divisi e non possiamo mantenere in vita il protocollo d’intesa del 2002 perché non abbiamo più un referente unico».

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