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Cgil flop: a Roma la piazza è semivuota

RomaLa vera novità è il numero dei partecipanti dichiarati. Alla manifestazione della Cgil contro la manovra che si è tenuta a Roma, Guglielmo Epifani se n’è uscito con un «siamo tantissimi non credo di esagerare se dico che siamo 100mila, oggi, a Roma». Poco importa che la questura ne abbia contati 25mila. Le parole di Epifani stridono con la tradizione del milione, inaugurata proprio dalla Cgil. Doveva essere l’apice della protesta contro le misure anti crisi e Piazza del popolo era mezza vuota, «ma solo perché da quella parte c’è il sole», spiegavano dal palco.
Anche agli organizzatori tocca prendere atto di quello che sanno anche i sassi, e cioè che la voglia di eventi conflittuali, sia pure festosi, è crollata e non bastano più i pullman dei pensionati dello Spi a farla risollevare. Di persone disposte a scendere in piazza in tempi di crisi perché «la manovra andava fatta, ma non in questo modo» è difficile trovarne.
Ancora più difficile, trovare chi rinuncia alla paga di un giorno. Uno scenario che non può che fare del male alla Cgil che si appresta allo sciopero generale da sola, il 25 giugno. E proprio sull’utilità della forma estrema di protesta ieri hanno incrociato le spade a distanza lo stesso Epifani e gli altri sindacati. «Siamo soli? In tutta Europa i sindacati protestano, ieri gli spagnoli, nei prossimi giorni i francesi», ha tuonato Epifani. Solo che gli altri sindacati hanno semmai deciso delle mobilitazioni, non scioperi generali. In Spagna contro la riforma del lavoro di Zapatero. Quelli francesi, compresa la comunista Cgt, decideranno lunedì che forma di protesta attuare, ma lo sciopero è un’arma che persino la Confédération Générale du Travail stenta ad adottare in tempi di crisi.
Da Levico Terme, dove è in corso la festa della Cisl, Raffaele Bonanni ha spiegato quali sono gli altri sindacati europei che hanno deciso di affrontare la crisi con lo sciopero. In Europa «sciopera solo il sindacato comunista portoghese e il sindacato greco e si vede in quale situazione si trovano. Né i tedeschi né i francesi né gli inglesi stanno facendo scioperi ma solo proteste esattamente come fa la Cisl».
L’accusa esplicita è che il primo sindacato italiano sia ancora condizionato da scelte politiche. «Lontana dal lavoro e vicina ai partiti», ha attaccato Bonanni. E questa volta il riferimento non è necessariamente a un rapporto privilegiato con il principale partito della sinistra, il Pd, che non sa che posizione prendere. Ieri al corteo erano presenti in massa rappresentanti della sinistra comunista, Prc e Sel di Nichi Vendola, verdi e Italia dei valori.
I lavoratori disposti a perdere un giorno di paga sono sempre meno. Nel settore metalmeccanico, dove la Cgil è forte, l’ultimo sciopero generale si è fermato al 14 per cento di adesioni. Ancora peggio nel pubblico impiego. La fotografia l’ha fatta giorni fa il ministro Renato Brunetta: «La Cgil ha fatto negli ultimi due anni cinque scioperi generali, con una partecipazione dell’8 per cento». Che sono pochi in assoluto.

Ma sono anche «la metà degli iscritti della Cgil».

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