Roma - Era nell’aria da martedì. Non si conosceva ufficialmente il contenuto della manovra correttiva da 24 miliardi, ma già si sapeva che la Cgil avrebbe detto no e che avrebbe indetto uno sciopero generale. Puntualmente ieri è arrivato l’annuncio ufficiale. La prossima settimana il segretario Guglielmo Epifani proporrà al comitato direttivo di adottare la più dura tra le proteste. Lo sciopero si terrà per la fine di giugno con «manifestazioni su base territoriale». Sabato 12 giugno, invece, ci sarà una manifestazione nazionale a Roma.
Cisl, Uil e Confsal hanno dato un consenso condizionato. Anche perché su alcune delle decisioni, in particolare sulla tracciabilità dei pagamenti e sulla riduzione delle province, il sindacato ha avuto un peso determinante. Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni si è detto «orgoglioso dell’interlocuzione» con il governo, proprio perché alcune sue richieste sono passate.
Il giro di vite fiscale, non è invece bastato a convincere Epifani: «Siamo l’unico Paese in cui la parte più benestante non viene toccata dalla manovra. Zapatero ha annunciato oggi un intervento di 5 miliardi sui redditi più alti; Cameron tassa le banche, mentre la Merkel prevede nuove tasse per trovare risorse. Noi siamo l’unico Paese dove i sacrifici si concentrano solo sui lavoratori pubblici, in parte su quelli privati e sui tagli agli enti locali».
Il segretario della Uil Luigi Angeletti ha chiesto modifiche e la federazione del lavoro pubblico del suo sindacato ha proclamato lo stato di agitazione. La Confsal, confederazione forte tra i lavoratori pubblici, ha chiesto di renderla più equa. Ma nessuno, a parte la Cgil, ha proclamato lo sciopero generale.
Nel primo sindacato italiano vince la via greca, auspicata dalla sinistra di Giorgio Cremaschi: «Il governo ha intrapreso la via greca. Rispondiamo con lo sciopero di tutti i lavoratori, come in quel Paese», aveva annunciato, profetico, già martedì.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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