Chailly e Filianoti i vincitori della stagione

Dalla «Lucia di Lammermoor» a «Edgardo»: un «bilancio» di un anno di grandi opere

Valeria Pedemonte

La Scala ha chiuso con Lucia di Lammermoor: un bilancio? Non proprio, ma qualche pennellata di colore su questa «seconda stagione senza Muti». La stagione è iniziata con Idomeneo di Mozart, diretto da Daniel Harding.
Un successo ma, a detta di molti, un consenso superiore. Occorreva una immediata rivalsa. e questa, c’è stata. Eugenijn Onegin è stato uno spettacolo onesto. Musica di Ciaikovskij rispettata dal direttore Wladimir Jurowskj. Con Rigoletto, diretto da Riccardo Chailly, i bagarini hanno ripreso a respirare. L’opera di Verdi ha messo insieme appassionati d’opera reali a quelli che scelgono un’opera per «andare» a vedere la Scala e annoiarsi il meno possibile. È piaciuta la direzione di Chailly e l’ormai storica interpretazione di Leo Nucci. Le Nozze di Figaro di Mozart ha accontentato il pubblico in generale. Garbato e competente il maestro Gerard Korsten.
Vero e grande successo inaspettato, anche per la grande presenza di giovani, è stata la Kàt’a Kabanovà di Janacek. Lunghe code per accedere agli ingressi hanno contraddistinto i preludi per assistere a questa opera. Merito anche del direttore John Eliot Gardiner.
Tosca con grande direttore d’orchestra: Lorin Maazel; non discussa la regia di Luca Ronconi: fuori confronto l’interprete Daniela Dessì, la migliore in questo ruolo. Applausi, applausi ed ancora applausi alle recite, ma niente di nuovo. Le opere di Ariane auf Naxos di Strauss e Dido and Aeneas di Purcell sono state un bagno nella bellezza del buon gusto. La prima, diretta da Jeffrey Tate (regia di Luca Ronconi) e la seconda con Christopher Hogwood sul podio, hanno unito il pubblico in una riparatrice soddisfazione generale.
Abbiamo lasciato per ultima Lucia di Lammermoor non solo perché ha chiuso la stagione della Scala, ma anche perché le rappresentazioni hanno avuto storie diverse. Le prime recite si sono avute fra la Kat’a Kabanovà e Tosca, con la debuttante in questo ruolo, alla Scala, Luisella Ciofi e l’ammalato Ramon Vargas.
Lo scorso mese prevedeva invece due importanti. L’addio a questo ruolo della regina delle Lucie: Mariella Devia e il debutto in quest’opera, come Edgardo, del giovane tenore calabrese: Giuseppe Filianoti. E finalmente si risentita ruggire la Scala, quella d’un tempo. Il tempo in cui i milanesi conoscevano i nomi degli interpreti delle opere che si dipanavano alla Scala, infischiandosene di molte cose. I tempi in cui per accedere alla Scala si sopportavano code che duravano anche alcune notti. I tempi delle battaglie di quando la Milano dei ricchi e dei poveri faceva il tifo per un cantante o per l’altro ingaggiando veri tornei.
Ma torniamo a questo Lucia. Era l’addio al ruolo della grande Devia di colei che, su un quotidiano, non molto tempo fa, parafrasando il titolo dell’opera e per far subito capire la cablatura della Devia, titolava Mariella di Lammermoor tanto le era stato riconosciuto congeniale il personaggio. Ma era anche il debutto nel teatro milanese dell’Edgardo di un giovane tenore: Giuseppe Filianoti, nato proprio alla Scala in seno all’Accademia, reduce da un trionfo al Metropolitan proprio in Lucia. Allievo di Alfredo Kraus, da lui ha imparato oltre che il bel canto, anche a dominare le reazioni nervose. Sentirsi boicottato, alla sua «prima», invece di avvilirlo lo ha eccitato e le sue prestazioni canore sono state un crescendo fino alla conclusione di una vera apoteosi di pubblico. Sì, perché il melomane, ha bisogno di amare chi dà vita ai personaggi dell'opera, per poi magari, pretendersi la soddisfazione di poter dire: «La sera del debutto alla Scala come Edgardo, di Filianoti, in Lucia c’ero anch’io!.

Piccolezze? Certo ma, per molti, quasi una ragione di vita
Ma riassumiamo, come promesso: In questa stagione d’opera 2005/2006 non ci sono state delusioni. Molte riconferme, una riscoperta, l’addio (che speriamo non irrevocabile) della Devia in Lucia e due vincitori: Riccardo Chailly come direttore d’orchestra e Giuseppe Filianoti, giovane tenore italiano.

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