Chavez si inventa lo Stato «docente» La Revolución è sui banchi di scuola

La rivoluzione bolivariana, perno di quel socialismo del XXI secolo immaginato dal presidente del Venezuela Hugo Chavez, sale in cattedra. È l'accusa degli oppositori del vulcanico leader sudamericano dopo l'approvazione della Legge organica dell'educazione (Loe) da parte del Parlamento. Una norma votata in tempi record dall'Assemblea nazionale, mentre l'opposizione si rifugiava nelle strade di Caracas, in una marcia repressa dalla polizia che ha anche registrato violenti scontri con i sostenitori filo-governativi.
La riforma dell'educazione era un punto fondamentale del programma di Chavez. Il caposaldo su cui disegnare un futuro per la rivoluzione nel nome del «Libertador» Simon Bolivar. Ma toccare la scuola, in qualsiasi Paese, può rivelarsi una mossa azzardata. È quanto sta sperimentando il presidente dal basco rosso. Il Venezuela si è spaccato. Da una parte i sostenitori del governo, favorevoli a rinnovare la precedente legge datata 1980. Dall'altra una coalizione oppositrice formata da studenti, professori, sindacati, giornalisti e dalla Chiesa.
I punti contesi sono molti. A cominciare dall'art. 5 che introduce il concetto di «Stato docente» che, secondo i critici, darebbe maggiore controllo al governo su tutti i livelli dell'educazione, fino al punto di limitare l'accesso in quei corsi di laurea non ritenuti utili. Ma a far paura è tutto il testo uscito dal Parlamento dopo una gestazione durata anni.
Il primo tentativo di approvare una riforma dell'istruzione risale al 2002. A quel tempo fu il tentativo di golpe a consigliare a Chavez di lasciar perdere. Il secondo tentativo è del 2007, ma la bocciatura del governo sulla riforma costituzionale fece di nuovo slittare il piano. Per crescere però la rivoluzione socialista ha bisogno di sedersi sui banchi di scuola. Così Chavez non si è arreso. La Loe sancisce che l'educazione in Venezuela «si fonda sulla dottrina del nostro Libertador Simon Bolivar» e sull'umanesimo sociale. Se l'educazione «è aperta a tutte le correnti del pensiero», spetta all'articolo 11 porre dei limiti, proibendo «la diffusione di idee e dottrine contrarie alla sovranità nazionale e ai principi e valori consacrati nella Costituzione».
L'opposizione lamenta inoltre il ruolo «pedagogico liberatore» assegnato ai Consigli comunali. Gli organismi di vicinato istituiti dal governo potranno intervenire addirittura sui programmi d'insegnamento di scuole e università. Le proteste più dure però sono arrivate dalla Conferenza episcopale venezuelana. «Dio se ne è andato dalla scuola», è stato il duro commento del presidente della Cev, il cardinale Jorge Urosa Sabino. La paura è rappresentata dalla possibilità che l'insegnamento religioso venga messo all'angolo e dalla frase che definisce il Venezuela uno Stato che «manterrà in qualsiasi circostanza il suo carattere laico in materia educativa».
A essere colpiti dalla Loe sono anche i media, minacciati dalla sospensione dell'attività nel caso in cui creino «terrore nei bimbi, deformino il linguaggio e attentino ai sani valori del popolo venezuelano». Nel turbinio di proteste, Chavez ha festeggiato: «È la legge che apre il cammino all'educazione libera.

Ci sono però ancora tante catene da spezzare per arrivare alla rivoluzione profonda, alla creazione dell'uomo e della donna nuovi, alla rivoluzione socialista», ha detto in tv mentre i deputati dell'opposizione promettono ancora battaglia con l'intenzione di organizzare un referendum abrogativo.

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