Chavez si traveste da 007 per spiare Zapatero

Adesso si è messo pure a spiare gli ospiti come una cameriera pettegola. Hugo Chavez sarà pure rosso ma ne inventa di tutti i colori. Una volta si è messo in testa, in un Paese dove nemmeno esiste l’ora legale, di cambiare il fuso orario del Venezuela anticipandolo di trenta minuti così, ha spiegato, «la rivoluzione boliviana avrà più tempo per avanzare». Completamente fuso. Un’altra volta si è incaponito per invertire la posizione del cavallo bianco sullo stemma della bandiera nazionale perché non gli piaceva la piega che aveva preso. Ha preteso cioè, manco a dirlo, che cavalcasse verso sinistra, faccia al sol dell’avvenire. Poi in pieno delirio demografico ha presentato un progetto di legge che vieta di chiamare i neonati come cavolo pare ai genitori, sarà il governo a suggerirli, cento e non di più, preferibilmente Hugo o Pier Hugo come Fantozzi. Senza contare i cinquemila fucili acquistati dai russi per respingere un attacco americano che si aspetta solo lui, o le televisioni fatte chiudere perché non gli fanno abbastanza propaganda, o la legge costituzionale, per ora solo sognata ma domani chissà, che lo imporrebbe presidente a vita.
L’ultima, si diceva, è ficcare il naso nella stanza degli ospiti. Almeno così denuncia lo spagnolo El País che, citando fonti ufficiali, rivela: il 30 marzo di due anni fa Zapatero, in visita ufficiale in Venezuela, decise di incontrare i rappresentati dei partiti dell’opposizione. Al premier spagnolo i No Chavez denunciarono l’assalto alle istituzioni da parte del caudillo bolivarista, il controllo soffocante dello Stato sulla società civile, le minacce alla libertà di espressione. Chiesero un’amnistia in vista delle elezioni del 2006 e Zapatero si propose di mediare tra loro e il governo. Tutto bene? Mica tanto. Perché nella saletta dell’hotel Melia Caracas dove si svolgeva l’incontro, che era e doveva restare rigorosamente a porte chiuse, gli 007 spagnoli scoprirono qualcosa di strano ma inequivocabile: una cimice. Una spia come loro, minuscola e micidiale. C’è di buono che il setaccio della saletta cominciò prima dell’incontro: quindi chi non doveva sapere, forse, non ha saputo mai.
La cosa comunque non ha avuto seguito sul piano diplomatico. Il responsabile della sicurezza venezuelana assegnato all’epoca alla delegazione spagnola ha giurato e spergiurato di non avere niente a che fare con la cimice, ma i sospetti sui servizi di Caracas sono rimasti tutti visto che solo loro conoscevano per filo e per segno tutti i dettagli dell’incontro. Ma se la diplomazia farà finta di niente la giustizia, forse, no perché il procuratore generale venezuelano Isaias Rodriguez ha assicurato che «un’inchiesta stabilirà tutte le responsabilità del caso».

C’è da dire che già un’altra volta si era sfiorata la crisi tra i due Paesi quando Chavez, si disse disponibile a concedere la nazionalità venezuelana a quattro terroristi dell’Eta per proteggerli dalla richiesta di estradizione spagnola. Si rimangiò tutto ma rifiutandosi di rivelare dove fossero nascosti i fuggitivi. Già. Mica è uno spione lui...

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