Che errore trasformare un evento in talk show

Il Papa in tv risponde alle domande dei lettori. Ma le parole molto efficacia di Ratzinger sono affogate dagli interventi dei commentatori

Che errore trasformare  
un evento in talk show

Era la prima volta che un Papa rispondeva alle «domande dei telespettatori». Un evento assoluto. Unico. Ancor più, verrebbe da dire, per la grammatica televisiva corrente. Non si fa che inseguire il fenomeno, cercare l’eccellenza, «l’ospite che non va mai in televisione». Mai accaduto che un Pontefice accettasse un dialogo con il pubblico davanti alle telecamere. Più evento di così? Non a caso trasmesso in Eurovisione... L’unico precedente di un Papa che partecipa a un programma tv, assai diverso nelle caratteristiche, era stata la telefonata di Giovanni Paolo II durante una puntata di Porta a Porta dedicata al ventesimo anniversario del suo pontificato.
Dunque, lo speciale di A Sua immagine era un’occasione eccezionale. Che però di eccezionale ha avuto poco, non certamente per demerito di Sua Santità. Non sappiamo se accordi particolari con la segreteria vaticana presiedevano all’orario della messa in onda o al tono dimesso della promozione. Tuttavia, in assenza di conferme, resta il dubbio se queste siano state scelte della Rai - se così, quanto mai autolesioniste - o l’esito di un infortunio, di un’opportunità mal gestita. Una grande occasione perduta.

Semplicità e niente enfasi fin dal titolo, Domande su Gesù, farebbero pensare a un’opzione di basso profilo. C’era la disponibilità di Benedetto XVI a soddisfare la curiosità nel «giorno della passione e morte di Cristo» come se «ogni telespettatore potesse alzare la mano e rivolgersi direttamente al Santo Padre», ha sottolineato il conduttore Rosario Carello. E infatti quella della massima autorità planetaria è stata una testimonianza di grande vicinanza agli uomini e ai cristiani di tutto il mondo. Oltre tremila le domande arrivate alla redazione, tra le quali in un primo momento ne erano state scelte tre, divenute sette grazie alla generosità del Pontefice. Una bambina giapponese di 7 anni che, a causa del terremoto, chiede perché si debba vivere nella paura. Una madre italiana che assiste da due anni un figlio affetto da sclerosi multipla e si domanda se lui percepisca il suo affetto. Una vedova musulmana della Costa d’Avorio che chiede come ritrovare le vie della convivenza pacifica con i cristiani. Un gruppo di cristiani dell’Irak che vorrebbe convincere i propri amici a non emigrare per fuggire il possibile martirio. Un italiano che chiede che cosa accade davvero a Gesù tra la morte in croce e il momento della Resurrezione. Un altro bambino che vuol conoscere il destino di Giuda...

Tanti, profondi, interrogativi. Ai quali il Papa teologo ha risposto con grande condivisione e partecipazione umana, senza ricorrere a concetti troppo sofisticati e selettivi in una conversazione registrata nella Biblioteca vaticana il 15 aprile scorso. Abbiamo percepito un Papa versatile, vicino, abbordabile, che sta dalla parte dell’uomo, disinvolto nell’impegno a sciogliere dubbi e curiosità comuni, come già visto in occasione dell'altra intervista concessa pochi mesi fa al giornalista bavarese Peter Seewald e tramutata nel best seller Luce del mondo.

Ospiti di Carello, c’erano il direttore del Messaggero di Sant'Antonio, padre Ugo Sartorio, la presidente di Nuovi Orizzonti, Chiara Amirante, lo scrittore Davide Rondoni. Dallo studio partivano i collegamenti con il Colosseo, da dove ieri sera è stata ripresa la Via Crucis. E arrivavano altre domande «dalle piazze d’Italia», però queste rivolte ai tre ospiti di Carello che rispondevano chi con troppa teologia (padre Sartorio), chi con luminoso entusiasmo (Amirante), chi con sano realismo (Rondoni).

Purtroppo, in questo modo, le risposte di Ratzinger sono state spezzettate, per finire affogate da troppi altri interventi che, anziché spiegare le sue stesse parole, aggiungevano, tutt’altro che necessari, argomenti e ragionamenti ulteriori. Finendo per ridurre il Pontefice stesso ad uno dei vari ospiti di un volenteroso talk show religioso. Peccato.

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