Tutto trema. È la terza volta in tre giorni che il Centro Nord, dal Piemonte al Friuli, dal Trentino all’Emilia Romagna, trema per le scosse e per la paura. La preoccupazione serpeggia tra gli abitanti della provincia di Parma, che ieri pomeriggio poco prima delle 16 hanno avvertito un’altra forte scossa (seguita da altre due più leggere). Più violenta di quella di mercoledì scorso, più lunga e di tipo ondulatorio. L’epicentro in Emilia Romagna, a Berceto, comune di 2000 anime. Il suo sindaco racconta: «È durato molto più del terremoto di mercoledì scorso, una ventina di secondi. Ho capito subito che non era una scossa di assestamento. Abbiamo avuto tutti una grande paura.... Ora la gente è per strada ma per ora non ci risultano danni». No, niente assestamento. Quello di ieri è stato un nuovo terremoto e di magnitudo 5.4. Si è scatenato alle 15,53 a ben 60,8 chilometri di profondità, nella zona di Corniglio, Berceto e Monchio delle Corti e Palanzano. A distanza di mezz’ora c’è stata un’altra scossa, più lieve, di 2.7 di magnitudo. Poi il sisma si è messo a tacere e ha lasciato lo spazio al panico, ai disagi e ai danni lievi e senza feriti. La circolazione dei treni ad alta velocità è stata interrotta tra Bologna Centrale e Milano Centrale in via precauzionale fino alle 17. Mentre attorno all’epicentro del sisma si contano i cornicioni caduti. Il più prezioso è stato quello della Reggia di Colorno che è stata evacuata. A Parma, invece, sono apparse crepe sui muri di alcune abitazioni. Anche a La Spezia e Massa Carrara nelle case sono caduti oggetti dagli scaffali. Nel resto del Nord si è avvertito solo un tremore.
A Genova la scossa si è sentita con particolare forza mentre a Milano il tremolio non ha allarmato più di tanto. Le scuole era quasi tutte chiuse e negli uffici la cosa è stata presa con meno ansia è più curiosità. Tutti si chiedono cosa avverrà domani o dopodomani. C’è da pensare al peggio? «Siamo in presenza di uno sciame sismico nell’Appennino emiliano, è possibile che ci siano altre scosse, anche più forti» ammette il sismologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Salvatore Barba, «è stato un terremoto particolarmente profondo rispetto alla media della zona che è di 25-30 chilometri e questo ha attutito l’effetto. Ricordiamo che all’Aquila la profondità fu di appena 7 chilometri ma questo non significa che non si farà risentire». Di diverso avviso Claudio Eva, sismologo dell’Università di Genova. «Non mi aspetto che in quella zona ci sia altra attività sismica ma questo lo dico sulla base della mia esperienza». L’esperto però ricorda di aver vissuto un fatto analogo. «Nel 1970 è avvenuto un fratello gemello di questo terremoto. C’è stata una scossa singola, profonda, senza repliche e senza scosse premonitrici». Insomma, la cosa dovrebbe finire qui. Ma solo nel breve periodo. In futuro le previsioni sono altre. «L’Appennino scricchiola e si sta spostando dal Sud verso il Nord con un movimento di circa un millimetro all’anno. Vuole congiungersi con le Alpi e tra milioni di anni ce la farà». Dunque, la pianura Padana sarà spazzata via? «Alla fine si deformerà». Allora forse addio anche a Milano che ora può dormire sonni tranquilli, rassicura il sismologo.Niente allarmismi, dunque, ma l’attenzione resta alta.
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