Cultura e Spettacoli

CHE NOIA «BERLUSCAO MERAVIGLIAO»

Oggi parliamo di una trasmissione veramente brutta, ma brutta brutta brutta. Inutile girarci attorno, inutile cercare giustificazioni, inutile fare improbabili difese d’ufficio, inutile provare a salvare il non salvabile.
Intendiamoci, la trasmissione non è brutta perché si intitola Berluscao meravigliao (in onda tutti i giorni, dal lunedì alla domenica, a partire dalle 10,30, su Radio Cuore) e prende amabilmente il giro il premier. La satira è la benvenuta, soprattutto in radio, luogo più leggero per definizione. Il problema vero di Berluscao meravigliao è che non si ride. È brutta perché è brutta, non per motivazioni politiche.
Ora, gettare la croce addosso a Berluscao meravigliao e farne l’immagine di tutto il peggio del peggio che c’è in radio sarebbe francamente ingeneroso. Il problema, il problema vero, è che Berluscao meravigliao è l’immagine di una radio fatta di risate forzate, di piccole volgarità gratuite, di scemenze che si riversano a tutte le ore e su tutte le frequenze dando vita a una specie di unica grande radio-marmellata senza alcun valore particolare. C’è lo Zoo di 105, di cui ci siamo già occupati; ci sono persino alcuni programmi della mattinata e del pomeriggio Rai: Dose e Presta, ad esempio, sono meno efficaci di quanto lo fossero qualche anno fa e anche Caterpillar è un po’ come le stagioni di una volta. Non è più quello di un tempo.
Quindi, Berluscao meravigliao all’indice. Non a prescindere. Ma come simbolo di una radio troppo simile alla televisione. Proprio negli anni in cui la radio è vincente perché sa affrancarsi dalla televisione ed essere diversa. Come dire, peccato mortale. Mortalissimo.
Ed è ancor più un peccato perché - a poche frequenze di distanza, a volte addirittura sulla stessa frequenza - vanno in onda programmi che vogliono ugualmente far ridere. Ma, stavolta, ci riescono. Di Fiorello e della sua straordinaria stagione di Viva Radiodue abbiamo scritto più volte. Perché Fiore quest’anno ha raggiunto la quasi-perfezione. Oppure, Deejay chiama estate, il divertissement in versione extra large firmato da Linus e Nicola Savino su Radio Deejay.
Programmi che sono la dimostrazione che un’altra radio è possibile. Che si può fare una trasmissione per far ridere e riuscire a far ridere (o sorridere) davvero: lavorandoci, studiando, impegnandosi sui testi. Che non è obbligatorio essere volgari, grevi, inutili, scontati o ripetitivi. Che si può fare una radio che non assomigli alla televisione.

Alla peggiore delle televisioni.

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