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«Che risate con il suo sondaggio “ci è o ci fa”»

Milano«Ma adesso Sandra come sta?». È metà mattinata quando Antonella Elia scopre che Raimondo, come docilmente lo chiamava lei a Pressing, non c’è più. Un silenzio lungo. Poi i ricordi. Raimondo Vianello la volle come «valletta» a Pressing su Italia Uno nel 1993, il programma domenicale di calcio che con lui diventò una passerella di gag di altissimo livello. Juventus, Milan, rigori e calci d’angolo. E risate. E lei era indispensabile. Arrancava, sbagliava, confondeva. E lui a spigolare, a mitragliare battute in un crescendo talvolta così irresistibile che entrambi scoppiavano a ridere, contagiosi .
Era stato lui a sceglierla?
«Sì, mi ricordo che l’avevo incontrato negli studi Mediaset prima che iniziasse la trasmissione. Ma non avevo fatto nessun provino per partecipare a Pressing, neanche un po’. Mi ha scelto così, probabilmente perché andavo bene per quello che lui aveva in testa».
Com’era lui?
«Complice e amorevole».
Ma come, la massacrava sempre.
«La prima volta che ci incontrammo mi disse subito: “Mi dia del lei”. Ma era il suo modo di fare, scherzosamente altezzoso. In realtà era una persona disponibile e molto presente. Posso dire che non era molto diverso da come si vedeva durante la trasmissione».
Per quanto tempo avete diviso lo studio?
«Per tre stagioni, fino al 1995».
Com’era l’intesa tra voi?
«Direi quasi perfetta».
Allora la racconti.
«Diciamo che Raimondo e io eravamo accordati».
Come gli strumenti musicali?
«Esatto. Eravamo in sintonia. Io balbettavo qualcosa, dicevo una fesseria per di più con la mia solita goffaggine e lui riusciva a uscire dalle mie parole con qualche battuta che faceva ridere tutti. Non ne perdeva una, un vero martello».
E lei si offendeva?
«Onestamente, da che mondo è mondo, la spalla va presa in giro. Funziona così quando si è in due. Io ero la sua spalla e accettavo quello che diceva».
La più grossa che ha detto?
«Quando lanciò il sondaggio “Ci è o ci fa?”. Era riferito a me, naturalmente, e a quegli atteggiamenti che lui prendeva di mira. Voleva, in sostanza, chiedere se io ero davvero cretina o faceva solo finta.

Ogni domenica una puntata nuova e via con le punzecchiature. Quante risate».
Lei sempre impassibile: mai neanche un’arrabbiatura?
«No, era così irresistibile. Anche se quel sondaggio me lo porterò dietro per sempre: è diventato il simbolo della mia vita lavorativa».

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