Cultura e Spettacoli

Checco Zalone, dalla Puglia la risposta italiana a Forest Gump

Nel suo film d'esordio Luca Medici interpreta il «terrone» imbranato e retrogado con cui è diventato famoso a Zelig. Checco Zalone, «che tamarrro» in dialetto pugliese, mollato dalla ragazza e deriso da tutti, lascia il paese e sbarca a Milano. Qui, grazie al suo disarmante candore, diventa celebre come cantante e incontra l'amore

Checco Zalone, ovvero la risposta italiana, e molto politicamente scorretta, ad altri due «scemi» di celluloide che per una serie di incredibili congiunture riescono a trovare amore e successo, Fores Gump e Chance Gardener. Gump attraversa la storia d'America, dalla guerra in Vietnam alla politica del ping pong con cui Richard Nixon apre un dialogo con la Cina, per trovare il benessere economico nella pesca di gamberetti. Chance, sfrattato dalla casa dove ha vissuto dall'infanzia, si ritrova catapultato dalla strada alla presidenza degli Stati. Due personaggi magistralmente interpretati da Tom Hanks e Peter Sellers, uniti da un unico comun denominatore, essere appunto mezzi deficienti.
Come il protagonista di «Cado dalle nubi» dove Luca Medici, 32 anni, interpreta appunto Checco Zalone, che suona grosso modo come «che cozzalone!» cioé «che tamarro!» in dialetto pugliese. Checco, scaricato dalla fidanzata sciampista, deriso dal paese per i suoi patetici tentativi di sfondare nel mondo dello spettacolo, tenta l'avventura milanese. E se la cava con lo stesso candore di Gump e Chance, trovando l'amore e la popolarità come cantautore. Non prima di aver infilato nel corso del film una serie di gaffe politicamente molto scorrette e di rara ferocia. «Ho fatto tutto il viaggio fino a Milano con un "ricchione". Ma perché le Ferrovie non li fanno viaggiare in scompartimenti separati?» dice al cugino segretamente gay che sta tentando di confessargli il suo decennale rapporto con Manolo. Poi incontra Marika e la segue all'oratorio dove lui si offre come insegnate di chitarra per ragazzi difficili. Lei lo invita alla cautela: «Sai, sono figli di tossicodipendenti e detenuti» e lui pronto li invita a formare due squadre: «Figli di drogati a destra, figli di ladri e rapinatori a sinistra». Va a suonare in un locale gay e canta «I uomini sessuali non c'avranno gli assorbenti Ma però c'hanno le ali Per volare via con la fantasia da questa loro atroce malattia». Rischiando ovviamente il linciaggio. Mentre al festa del «Partito del nord» si presenta con una tarantella dedicata al «Ponte sullo stretto». Viene cacciato ma poi finisce proprio a casa del segretario del movimento nordista, che si rivelerà il padre di Marika. Qui, ciliegina sulla torta, scambia la statua di Alberto da Giussano per un «power ranger». Infine perde anche l'ultima chance della sua vita: arriva in ritardo a una selezione di voci nuove e si ritrova a cantare in uno studio vuoto.
Sconfitto, deriso e respinto da tutti, si reca alla stazione per tornare al paese. Qui viene inaspettamente raggiunto da una trafelata Marika, che si è scoperta innamorata di lui. E dal discografico: la sua canzone, casualmente registrata, sta spopolando, piace da morire, non perché geniale ma proprio perché mediocre. Torna alla sede del «Partito del nord» per chiedere comprensione al padre di Marika e scopre che tutti i militanti sono di origine «terrona». Insomma il candore di Zalone come quello di Forest Gump e di Chance Gardener alla fine ha la meglio. Inspiegabilmente, come ricorda il titolo di un'altra canzone di Checco «Se ce l'ò fatta io...

Ce la puoi farcela anche tu».

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