«Chef si nasce, il talento non si impara»

Il titolare di Peck: «Poche ore di lezione non bastano»

Ben venga il rinnovato interesse per la cucina, ma attenzione: pochi mesi di lezioni non bastano a diventare cuochi provetti. Parola di Carlo Cracco, noto chef e titolare del ristorante Cracco-Peck. «È bello che così tante persone stiano riscoprendo l'arte culinaria, ma come tutte le mode anche questa nasconde alcune insidie - avverte -. Ci sono molte scuole di cucina, ma sono poche quelle veramente di qualità». Trasmettere i segreti di un grande chef è difficile. «Il talento, la sensibilità, la capacità di guardare un ingrediente e di immaginare come sarà una volta preparato sono quasi impossibili da insegnare - spiega Cracco -. È fin troppo ambizioso pensare, in poche ore di lezione, di spiegare come realizzare piatti elaborati che di solito sono il frutto della bravura del singolo cuoco. Spesso i clienti si lamentano perché non sono in grado, a casa, di ripetere i piatti che assaggiano nel mio ristorante. È troppo difficile interpretare una ricetta avendo solo assistito alla sua preparazione». Ancora: «Le caratteristiche più importanti per un cuoco - dice Cracco - sono la sensibilità, il palato, la velocità di esecuzione. Sono doti personali, è talento.

Che non si acquisisce dal nulla, ma si può esaltare con il tempo». Per chi comunque non vuole rinunciare a provare, il consiglio è di essere curioso. «Bisogna assaggiare qualunque tipo di cibo, l'unico modo per diventare bravi cuochi è provare tutto, senza timori».

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