Chelsea e United, la nuova sfida a chi spende meno

COLLETTIVO La filosofia di sir Alex: Cristiano è insostituibile, bisognerà puntare sulla forza del gruppo

LondraIl mercato chiude a fine agosto ma per Manchester United e Chelsea - opposte oggi pomeriggio a Wembley nella finale di Community Shield (ore 16, diretta Sky 201, 205 e 251) - si è chiuso con quattro settimane di anticipo. Sono stati i rispettivi manager ad ammetterlo, senza apparenti rimpianti. Sir Alex Ferguson è ora chiamato all’ennesima sfida dei suoi 23 anni all’Old Trafford: trovare la quadratura del cerchio senza «il giocatore più forte del mondo», come lui stesso ha dichiarato il giorno della cessione di Cristiano Ronaldo. A Carlo Ancelotti, viceversa, è stato affidato un Chelsea praticamente identico a quello che 12 mesi fa aveva a disposizione Luiz Felipe Scolari.
Così diversi così uguali: questi due club sono stati costretti a limitare al minimo le operazioni nonostante un potenziale economico mostruoso. Lo United, zavorrato da oltre 750 milioni di euro di debiti, ha dovuto cedere il Pallone d’oro portoghese anche per contenere il passivo e pagare gli interessi annui dei suoi debiti (circa 65 milioni). Incassati i 93 milioni di euro dal Real Madrid ne ha spesi 20 per l’ecuadoregno Antonio Valencia, limitandosi a sostituire Carlos Tevez con lo svincolato Michael Owen. Non proprio un mercato sfavillante. Ferguson è stato chiaro: non è possibile sostituire Ronaldo – un giocatore capace di segnare 66 gol in tre anni (93 partite) - con un solo acquisto, meglio dunque puntare sul collettivo. E magari sulla maturazione di qualche giovane, primo tra tutti Federico Macheda. «Tutti i miei attaccanti non possono non riconoscere che Ronaldo è un giocatore straordinario. Ma certi livelli si raggiungono solo in allenamento, lavorando ogni giorno per migliorare. Per fortuna in questo club ci sono sempre stati e ci sono ancora giocatori ambiziosi che vogliono crescere. Macheda? Mi darà grossi problemi quest’anno perché per la sua età ha un talento straordinario». Oltre all’attaccante italiano Ferguson punta sulla maturazione di Danny Wellbeck, Darren Gibson e dei fratelli brasiliani Fabio e Rafael Da Silva. «Chi pensa che lo United si sia indebolito con la partenza di Ronaldo sottovaluta la nostra capacità di valorizzare i giovani», l’ammonimento di Ferguson.
Addirittura rarefatta la campagna estiva del Chelsea. Anche Ancelotti ha chiuso con largo anticipo le porte dello Stamford Bridge: «Questa squadra è competitiva così. Non voglio nessun giocatore e non cederemo nessuno». Una mezza verità dal momento che fino alla scorsa settimana il Chelsea pareva disposto a tutto pur di arrivare ad Andrea Pirlo. Ma dopo che il Milan ha deciso di non cedere il suo centrocampista, ai Blues non è rimasto che fare le nozze coi fichi secchi. Anche perché i «no» rimediati quest’estate cominciano ad essere troppi: da Frank Ribery a David Villa fino a Pato. Un solo arrivo di prestigio, il russo Yuri Zhirkov, acquistato dal Cska per 20 milioni. Non aveva mai speso così poco Roman Abramovich nella sua avventura londinese. Ma Peter Kenyon, direttore generale dei Blues, è stato chiaro: entro il 2012 il Chelsea dovrà sapersi autofinanziare, i tempi delle spese folli sono finiti per sempre.

Ecco allora che le due squadre più forti della Premier League - il quarto campionato più ricco al mondo dietro le tre leghe americane - le due indiziate per la vittoria finale approcciano la stagione a fari spenti. Senza colpi a sensazioni, all’insegna dell’austerità. Quasi un paradosso.

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