Dalla difesa dei diritti umani e dei lavoratori alla battaglia legale contro i banchieri inglesi. Cherie Booth - come la moglie dell'ex premier inglese Tony Blair si fa chiamare quando di mezzo c'è il suo lavoro da avvocato, uno dei più quotati d'Inghilterra - è stata scelta dai pensionati britannici per avviare una class action da centinaia di milioni di dollari negli Stati Uniti contro la Royal Bank of Scotland, il suo ex presidente Sir Tom McKillop e l'ex amministratore delegato Fred Goodwin.
L'accusa è di aver «falsamente rassicurato» gli investitori sulla buona salute della banca quando l'istituto di credito, un tempo considerato una delle banche più forti del mondo, era in realtà «insolvente» a causa di prestiti inesigibili. Cherie - che ha confermato la notizia al Times e rappresenterà due fondi pensioni statali del North Yorkshire e di Merseyside - ha spiegato di aver deciso di «accettare l'incarico per le perdite record inflitte sui fondi pensione dalle autorità locali e su altre istituzioni che avevano investito nella Royal Bank of Scotland». «L'incarico è un'opportunità per proteggere meglio gli investitori nel futuro e per alzare gli standard di governance», ha detto la battagliera Booth-Blair.
Una mossa che rischia di mettere in forte imbarazzo il governo di Gordon Brown, il premier succeduto da Tony Blair e mai amato dall'ex First Lady d'Inghilterra, che lo ha sempre criticato per il pressing fatto sul marito perché lasciasse Downing Street senza avere le doti di vero capo del governo. Come ex Cancelliere dello Scacchiere e responsabile per dieci anni dell'Economia e della Finanza, Brown è stato parecchio criticato per non aver supervisionato adeguatamente il sistema bancario britannico finito in piena crisi.
Ma Cherie - nota per le sue posizioni battagliere e per essere l'anima più di sinistra e antimonarchica della famiglia Blair, non ha esitato un momento a mettersi contro i banchieri. Specie contro il criticatissimo Fred Goodwin, ex amministatore delegato finito nella bufera per non aver voluto rinunciare, nonostante il disastro in cui ha portato la Royal Bank of Scotland (perdita di 24 miliardi di sterline nel 2008) alla sua pensione da 700mila sterline.
I pensionati inglesi potranno far causa in America perché la Royal Bank of Scotland aveva negli Stati Uniti gran parte dei suoi affari.
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