Chi è il cattolico «moderato»? Solo un furbetto

Caro Granzotto, mi aiuti a venirne fuori. Ha senso, secondo lei, definirsi «cattolico moderato»? Lo chiedo a lei, più cattolico di quanto non vuol sembrare, e anche per questo la ringrazio.
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Il fatto è, caro Romolotti, che non ho nessuna competenza per trattare argomenti di questa portata. Posso solo dirle come reagisco sentendo o leggendo di cattolici «moderati», «adulti» (come si dichiara quel cattolico al ragù di Romano Prodi), «consapevoli», «critici», «laici», o di «atei devoti» che non si capisce mai se la devozione è diretta all’ateismo o alla fede. Furbate, ecco che cosa ne penso. Scappatoie, sotterfugi da demi vierge. Per restare alla sua domanda, non mi par proprio che definirsi «cattolico moderato» abbia senso, e non serve essere cattolici per capirlo. Lo stesso discorso vale per l’islamico, che è tale in quanto tale, ciò che esclude la distinzione, molto cara ai filo-islamici, di un islam integralista, che sostiene l’applicazione piena delle norme del Corano e della Sharia, e di uno controllato, equilibrato, capace di chiudere un occhio quando non tutti e due. Per dirsi un cattolico, il cattolico deve infatti necessariamente accogliere, e per intero, dogmi e assunti della fede rivelata: non è che può mettersi a farne un inventario accettando o rifiutando, secondo i propri gusti o le proprie ideologie, queste o quelle verità. Aver fede mi par che significhi credere con assoluta convinzione nella verità e giustezza di una affermazione, mi par che voglia dire aderire a valori o concetti con piena convinzione. Ed è ciò che crea problemi a quel cattolico che poi si dice «moderato», la difficoltà di mettere d’accordo fides et ratio, fede e ragione (tema affrontato da Giovanni Paolo II in una enciclica: fede e ragione non si escludono, si completano perché nessuna fede può essere accettata se prima non è pensata dall’intelletto). Per il «cattolico moderato» la via d’uscita è dunque quella di crearsi una religione «fai-da-te» a proprio uso e consumo, anche eticamente ben sostenuta, anche apprezzabile, non dico di no, ma che in nessun modo può continuare a definire cattolica.
La cosa che più spazientisce - o comunque che spazientisce me - è che dietro le varie aggettivazioni - «moderati», «adulti», «consapevoli», «critici» o «laici», sempre inteso non nel senso corretto di non appartenente al clero, ma in quello di autonomia rispetto al magistero cristiano - si intravede quasi sempre il tornaconto politico di chi si professa cattolico per compiacere i cattolici (diciamo pure l’elettorato cattolico) aggiungendo d’esser però e al tempo stesso «moderato» per non troppo indispettire i laici, nel significato che abbiamo appena detto.

Trattasi del classico colpo al cerchio e alla botte, esercizio che infatti non è cosa da buon cristiano, essendo noto l’insegnamento evangelico - Matteo, 5,37 -: «Il vostro parlare sia sì sì no no. Il resto viene dal Maligno».
















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