Ah, se la letteratura avesse prestazioni misurabili, come i test delle auto che si trovano su Youtube, e si potesse soppesare il livello di scrittura, la quantità di stereotipi, la modernità o meno, anche conoscitiva, di unopera letteraria... Cosa che tentarono gli strutturalisti, con risultati tanto eccellenti quanto soporiferi. Eppure cosa succederebbe se, per esempio, mettessimo a confronto i romanzi di Patricia Cornwell, ritenuti narrativa di genere, con i vincitori degli ultimi Strega, ritenuti letteratura? O perfino con molti premi Nobel? È più letteratura la storia della gente di Edoardo Nesi o lultima indagine di Kay Scarpetta?
E qui casca lasino, e mille altri asini, a effetto domino: basta leggere il nuovo romanzo di Patricia Cornwell Autopsia virtuale (Mondadori) e immaginare che se lavesse firmato per esempio Vargas Llosa sarebbe stato accolto come un capolavoro. Facciamo subito un test hardware, con lincipit impegnato di Vargas Llosa: «Quando aprirono la porta della cella, insieme al fiotto di luce e a un colpo di vento, entrò anche il rumore della strada che i muri di pietra attutivano del tutto, e Roger si ridestò, spaventato». Roger si sarà pure ridestato ma io mi sono addormentato e ho richiuso la porta lasciandolo marcire nella sua cella senza fiotti di luce e colpi di vento. Incipit dellultimo di Patricia: «Nello spogliatoio del personale femminile butto il camice sporco nel cesto dei rifiuti pericolosi e mi tolgo gli altri vestiti e gli zoccoli. Mi domando se la scritta sul mio armadietto, COL. SCARPETTA, verrà cancellata subito dopo la partenza per il New England, domani mattina. Finora non ci avevo mai pensato, ma è unidea che mi disturba. Una parte di me non vuole andare via».
Tanto per cominciare nella Cornwell non vi è traccia dei cliché narrativi che Dwight McDonald avrebbe inserito nella categoria «Midcult», cioè romanzi da salotto spacciati per arte davanguardia. Il kitsch romanzesco lo riconosci subito: espressioni sdilinquite e frasi fatte prese dal magazzino della lingua letteraria, da cui, tra laltro, nessuno scrittore di gialli italiani, né Lucarelli né Carlotto né De Cataldo né Camilleri, e quasi nessun autore italiano da premio, riesce a sottrarsi. Per cui alla fine sempre egli disse e ella sospirò e descrizioni paesaggistiche tanto per allungare il brodo, trappola mortale perfino nei libri di Simenon. Eppure Paul Valéry aveva già sancito la fine del romanzesco standard, a cominciare da un certo uso del narratore onnisciente e del passato remoto, con una frase lapidaria: «La marchesa non uscì di casa alle cinque».
Invece la scrittura di Patricia è essenziale, sfrondata, calibratissima e mai stereotipata, e imbastisce strutture compiute e articolate e piene, non striminzite come i romanzini della Nothomb, che non fa in tempo a avere unidea e ha già finito il libro. Inoltre, di romanzo in romanzo, il testo si rivela un pretesto alla vera recherche dellossessione di Patricia: luomo e la morte, vero tema della letteratura universale, da Shakespeare a Proust. Senza considerare che gli splendidi romanzi della Cornwell sono pieni di informazioni scientifiche, perché uno scrittore oggi dovrebbe guardare alla scienza come nel 700 guardava alla filosofia, anziché stare lì a cucire il proprio ordito sul punto a croce dellanima e dello spirito che non esistono. Così gli autori con pedigree letterario, i critici letterari, i professori universitari, sono indietro di almeno due secoli, mentre Patricia ha un curriculum esemplare: ha fondato il Virginia Forensic Scienze and Medicine, la National Forensic Academy, il Mc Lean Hospitals National Council dove è ricercatrice psichiatrica, e come se non bastasse è sposata con una donna e è pure bisex, quindi volendo ho speranze anchio.
Il titolo originale di Autopsia virtuale, uscito negli Stati Uniti lo scorso 31 agosto e in Italia per Mondadori due mesi prima perché almeno in questo, per qualche mistero editoriale, siamo avanti noi, è più bello delladattamento italiano: Port mortuary, il porto dei morti. È il racconto di unautopsia lungo 400 pagine, con un rallenty estremo della narrazione: a pagina 300 è passato un giorno e ancora non sapete come è morto il morto, sperimentalismo puro applicato alla tradizione romanzesca. Si potrebbe obiettare che Patricia scrive sempre lo stesso libro.
Ma chi lha detto che i bestseller fanno tutti pena?
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