Cultura e Spettacoli

«CHI L’HA VISTO?» E IL PREZZO DEI CASI RISOLTI

Quando si viene a sapere che il 64 per cento dei casi di scomparsa trattati da Chi l'ha visto? (lunedì su Raitre, ore 21) è stato risolto, i meriti indubbi della trasmissione si mischiano a una certa inquietudine. Un po' come accade quando programmi come Striscia la notizia consentono, con le loro inchieste, di muovere l'interessamento della magistratura e delle forze dell’ordine, che altrimenti avrebbero continuato a latitare. O quando altre trasmissioni come Mi manda Raitre consentono di risolvere ingiustizie e prepotenze che altrimenti sarebbero rimaste impunite. Nel momento in cui un programma diventa «forte» a tal punto da sostituirsi almeno in parte ai ruoli istituzionali ufficiali non c'è da stare troppo allegri. In questi casi si deve prendere atto una volta di più della forza acquisita dalla televisione, e del suo enorme impatto sociale. E si deve fare finta che sia giusto così, accontentandosi che questa opera di supplenza compensi le evidenti difficoltà degli organismi deputati alla nostra sicurezza. Il preambolo serve a inquadrare l'ultima puntata stagionale di Chi l'ha visto?, che ora va in vacanza forte di quel dato statistico importante citato all'inizio. Sono ormai lontani i tempi in cui questo programma veniva criticato per una questione di principio nemmeno tanto peregrina: va bene andare alla caccia di chi scompare per mano altrui o per problemi di salute che gli fanno perdere momentaneamente la capacità di intendere e di volere, ma perché mettersi all'inseguimento di chi magari ha voluto dare un taglio alla sua vita di tutti i giorni per imperscrutabili quanto legittimi motivi? Nel corso degli anni questa premessa ha perso forza, anche perché i responsabili della trasmissione si sono preoccupati di farci sapere che i casi di scomparsa vengono attentamente vagliati e soppesati. Nel frattempo Chi l'ha visto? è diventata un'autentica macchina investigativa, contando sulla crescente collaborazione del pubblico, che si fa in quattro per fornire segnalazioni e informazioni. E alla fine la trasmissione è diventata una sorta di istituzione sociale, un punto di riferimento primario per tutti (forze dell'ordine comprese) quando qualcuno scompare. Va da sé che, con il crescere della popolarità e dell'importanza, Chi l'ha visto? ha perso in pregevolezza stilistica, come spesso succede in questi casi. Non è più un esempio di fotografia nitida della provincia e dei suoi ambienti, un tempo raccontati con grande efficacia da una regia esemplare. Ora privilegia una marea di interviste a parenti e amici degli scomparsi. In qualche caso indulge a una certa teatralità narrativa.

È il prezzo che bisogna pagare, forse, a quel 64 per cento di casi risolti.

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