Si può credere a Babbo Natale, alla Befana, ai sette nani di Biancaneve; si può credere che gli asini volino e che gli elefanti un tempo fossero anoressici; si può credere ai dischi volanti, alle canzoni di Minghi, alla rimonta della Roma sull'Inter, alla fata turchina e a maga magò. A tutto si può credere, con un po' di buona ingenuità. Ma credere a questo Veltroni è un'impresa che riuscirebbe persino difficile al vincitore del Boccalone d'Oro.
Quello che vi proponiamo qui a fianco è il sunto del dialogo tra Walter e Fabio Fazio, risalente al 2006. L'integrale della conversazione lo trovate nelle pagine interne. E non vi sarà difficile capire che d'ora in avanti chiunque di voi potrà affibbiare al candidato del Pd l'epiteto di «furbacchione»: è lui stesso che ci autorizza a farlo. Diceva che dopo l'esperienza di sindaco di Roma si sarebbe ritirato dalla vita politica: «Vedremo se sarà vero o no», diceva. Infatti, lo stiamo vedendo.
La trasmissione in cui era ospite si chiamava «Che tempo che fa». Piuttosto brutto, direi. Cè un po' di nebbia. Bisogna accendere i fari. Dunque, riassumiamo: Veltroni annuncia che correrà da solo, poi imbarca Di Pietro e radicali; mette fuori squadra gli anziani e poi inserisce l'ottantenne Veronesi; dice che Mediaset è una risorsa, poi si attrezza per portarle via una rete; dice che il governo Prodi va difeso, poi si impegna per farlo dimenticare; si proclama paladino dei cattolici e poi fa di tutto per umiliarli; giura che vuole il rinnovamento e poi candida l'esercito di parentopoli.
Credergli è così difficile che persino sullUnità, il giornale a lui più vicino, è uscita una vignetta che prende in giro il suo slogan elettorale. Veltroni dice: «Non pensate a quale partito, pensate a quale Paese». E un italiano con le valigie in mano commenta: «Infatti: ho già fatto il biglietto». Ma a noi resta un dubbio: quello che doveva andarsene non era lui?
Ma sicuro: l'Africa, il Terzo Mondo, i bambini che muoiono di fame. Perché «non bisogna fare politica a vita, bisogna continuare a fare le cose nelle quali si crede». Il suo amico, il cantante De Gregori, gli dedicò anche una canzone per invitarlo ad andarsene: «Pezzi di emozione che non si interrompe... gira i tacchi e vai in Africa, Celestino». E invece Celestino Veltroni è ancora qui. Nel Terzo Mondo ci ha mandato Fassino. Lui, invece, si è candidato. Siccome la sua esperienza politica era conclusa, come disse due anni fa, ora vuole diventare presidente del Consiglio.
CHI SI FIDA DELLA BEFANA
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