Roma - «Vogliono le elezioni anticipate? Allora mi sfiducino in Parlamento». Ufficialmente non parla, ma su cosa pensi Silvio Berlusconi del ritrovato e compatto fronte che invoca le urne ci sono pochi dubbi. Fino a ieri - è il senso del suo ragionamento - predicavano la necessità di rivedere la legge elettorale e guardavano al voto come al peggiore dei mali, oggi la pensano all’opposto. Io, spiega ai suoi interlocutori nelle poche conversazioni telefoniche della domenica, invece resto della stessa idea di prima: si va avanti e si governa, perché i numeri ci sono. Anzi, come dice il vicecapogruppo al Senato Gaetano Quagliariello, «la maggioranza funziona meglio adesso». Per due ragioni: in primo luogo «non ci sono più scontri interni» e poi ora «tutti sanno di essere indispensabili» e nessuno può mancare ai lavori parlamentari dando per scontato che la sua assenza non sarà determinante. Ed è atteso ad ore l’annuncio ufficiale del passaggio di Luca Barbareschi dal Fli alla maggioranza (questa mattina è previsto l’incontro decisivo con il premier ad Arcore).
Un Cavaliere, dunque, intenzionato a tirare dritto nonostante l’accerchiamento stia diventando giorno dopo giorno sempre più stringente. Non solo sul fronte giudiziario, ma anche su quello politico. Con l’opposizione tutta che invoca le urne e Massimo D’Alema che intervistato da la Repubblica lancia l’idea di una «alleanza costituente per salvare l’Italia». Insomma, tutti contro Berlusconi. Anche perché, è il ragionamento del fronte di liberazione nazionale, una campagna elettorale con i testimoni del caso Ruby che sfilano in procura per essere interrogati potrebbe essere davvero in discesa. Insomma, anche se Pdl e Lega riuscissero a vincere alla Camera la partita per il Senato - causa la diversa legge elettorale - finirebbe con ogni probabilità a favore del cartello anti Cavaliere. E a quel punto Berlusconi sarebbe costretto al fatidico passo indietro. Il premier questo lo sa bene, ma per il momento non valuta ipotesi alternative a quelle del resistere senza se e senza ma. Anche perché, ripete, «i voti abbiamo dimostrato di averli». Insomma, spiega il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, «finché ci saranno i numeri in Parlamento le chiacchiere stanno zero». D’altra parte, aggiunge il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto, «per sciogliere le Camere non basta certo un’intervista di D’Alema».
Peraltro, l’unica alternativa al tirare dritto è quel passo indietro di cui Berlusconi non vuole neanche sentire parlare. Anche perché in pole position per il passaggio del testimone c’è Giulio Tremonti spalleggiato come sempre dalla Lega (che invece pare abbia posto il veto su Gianni Letta). All’interno del Carroccio, intanto, iniziano ad alzarsi voci di peso a favore delle elezioni anticipate. Se ne parlerà nel Consiglio federale in programma oggi a via Bellerio, ma molti giurano che alla fine Umberto Bossi sistemerà tutto come al solito.
Lo scenario, però, è ancora in movimento. Non tanto perché oggi si apre la settimana decisiva per il via libera al federalismo (che alla fine dovrebbe passare) quanto per quello che ancora deve uscire dalla procura di Milano sull’affaire Ruby. Senza dimenticare che s’è rimesso al lavoro anche il tribunale di Milano sui processi diritti tv, Mediatrade e Mills. Con quest’ultimo che potrebbe arrivare a sentenza (di condanna) nel giro di cinque-sei mesi. Per Berlusconi un altro colpo difficile da incassare.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.