Chiamate notturne dietro il litigio

Nemmeno i giocatori rivelano particolari sulle intenzioni dell’allenatore azzurro

dal nostro inviato

a Kaiserslautern

Conta avere la formazione giusta, al mattino sul giornale? E se conta, quanto? Possibile che la nuova baruffa tra Lippi e la stampa sia da addebitare a una vicenda così piccola e così banale? Su una cosa il ct racconta il vero. Sono in molti, fuori dalla conferenza stampa, a chiamarlo al telefonino per chiedergli indicazioni, conferme o smentite, tutte le sere, all’ora della cena quando di solito le difese non sono più alte e una soffiata diventa più probabile. E lui, puntuale, tedesco, si ripete tutte le volte: «Non vi dico niente». Con un’accortezza che gli fa onore. Il ct si comporta così con tutti. Non solo; il ct per evitare fughe di notizie, comunica agli interessati le sue decisioni solo a poche ore dall’inizio della partita, non prima, tranne qualche eccezione che conferma la regola. Per esempio Simone Perrotta, preferito a Camoranesi nella partita inaugurale contro il Ghana. Tutto il resto dello schieramento azzurro è quello tipo, con Zaccardo a destra e Grosso a sinistra, con De Rossi al posto dell’infortunato Gattuso, con Toni al fianco di Gilardino. Nessuno indovina l’undici. Tutti scornati, alla fine, tutti contenti: nessuno può esibire la medaglietta. Si chiude con un brindisi all’Italia che addomestica i leoni del Ghana tra brividi e difficoltà, proprio come contro la Repubblica Ceca. Alla seconda, contro gli Usa, i giornali italiani andarono sul velluto: un solo cambio, Zambrotta al posto di Grosso, ampiamente previsto.
Fulmini e saette arrivarono nel cielo di Amburgo con la modifica più importante fin qui realizzata, fuori Toni, un attaccante, e dentro Camoranesi, un centrocampista. Da quel giorno gli azzurri cominciarono a parlare un altro linguaggio, a ripetere l’eterno amore per il vecchio, caro contropiede, e sembrò dopo due anni di un calcio coraggioso, con due punte più Totti, una specie di regressione, il ritorno alle origini del catenaccio.
Lippi non è l’unico a ricevere telefonate e sms. Anche i suoi cavalieri azzurri mantengono una corrispondenza fitta fitta con molti cronisti al seguito della carovana, ricevono richieste di pareri e rispondono, oppure come fanno quei giovanotti alle prime armi, tipo Gilardino e Iaquinta, che non vogliono pensieri, «niente so» risponde in calabrese Iaquinta per non finire nel tritacarne. L’ultima caccia grossa alla formazione giusta è di ieri pomeriggio: tutti in tribuna a seguire ogni esercizio dell’allenamento, con Iaquinta sistemato a fare l’ala destra, nell’intento dichiarato di voler prendere in contropiede il volpone di Hiddink. Lippi vorrebbe fargli una sorpresa e nel frattempo ci tiene a far sapere che non furono i suoi azzurri a fargli cambiare idea contro gli Usa, fu lui che modificò i piani, «per una volta».

Oggi a Kaiserslautern gioca Iaquinta o Inzaghi con Gilardino e Totti? Ecco il quiz di oggi, lunedì. Chi indovina vince un buffetto o una telefonata di complimenti dalla redazione. E Lippi magari si accorge che non è il caso di impiantare su una baruffa chiozzotta per una banalità del genere.

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