Caro Direttore,
era mia intenzione farle una segnalazione in un modo forse un po polemico. Poco prima di scriverle ho letto la civilissima lettera scritta dal signore che dice di essere un bidello, nella quale difende i suoi colleghi bidelli, e la sua altrettanto serena risposta. Così è subito svanita quellombra di polemica. Come è importante il buon senso. In breve il fatto. Nellasilo di mia nipote (tre anni) mi è capitato di leggere un comunicato sindacale. Il titolo è «Ma la scuola non è una caserma». Si tratta di una contestazione alla ministra Gelmini che, parlando dei collaboratori scolastici «da lei chiamati con un certo disprezzo bidelli» aveva affermato essere in numero superiore ai carabinieri. Non capisco dove sia il «disprezzo» nel chiamare i bidelli con il loro nome. Il signore che ha scritto la lettera si definisce bidello. Non pensa, direttore, che i tempi siano maturi per il conio di qualche nuova espressione più democratica per definire i bidelli, sul modello dei già affermati «non vedenti» e «non udenti» o dellineguagliabile «individuo svantaggiato verticalmente»?
Spiace deluderla. Quel tempo è venuto da un pezzo.
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