Cronache

A Chiavari un monumento futurista

Sulla spiaggia la «Fara» di Camillo Nardi Greco

Riccardo Forte*

Nella storia e nella cultura professionale italiana del moderno, le Colonie climatiche di villeggiatura dell’Opera Nazionale Balilla rappresentano un véritable cas d’espèce. Formidabile cassa di risonanza del dispositivo propagandistico di regime, queste vere e proprie «cittadelle della gioventù» erette nel breve volgere di un decennio a beneficio dei «figli del popolo» furono la trasposizione simbolica di un rivoluzionario ordine di valori, secondo un indirizzo formativo di massa che contemplava i suoi dogmi e i suoi rituali (il mito del salutismo, la mistica della forma fisica).
Un monumento futurista. «Nella luce improvvisa, appena fuori dalla galleria che precede Chiavari, si alza la torre della Colonia Marina, listata orizzontalmente da finestre rosse. Dentro questa meravigliosa cornice naturale, ecco una delle più fortunate realizzazione della Federazione dei Fasci di Combattimento di Genova...» (Rassegna di Architettura, agosto - settembre 1936).
Il 28 ottobre 1935, a poco più di quattro mesi dall’inizio dei lavori, viene portata a termine la Colonia marina, detta Fara, sull’arenile di Chiavari. La nuova costruzione commissionata dalla Federazione provinciale genovese del P.N.F. per ospitare nei mesi estivi «i bambini delle valli appenniniche bisognosi9 di cure marine», si inserisce a pieno titolo nella politica sociale di educazione e assistenza all’infanzia tenacemente sostenuta in quegli anni dal Fascismo. Artefice dell’opera è l’ingegnere Camillo Nardi Greco, che aveva esordito professionalmente alla fine degli anni Venti nel capoluogo ligure con alcuni lavori attestati su un linguaggio Déco-novecentista. Agli inizi degli anni Trenta la «svolta» in chiave razionalista, con la costruzione, nel 1933, della Colonia di Savignone-Renesso. È la prima di una serie di opere realizzate nel comprensorio provinciale genovese (Colonie di Rovegno, 1934, Chiavari, 1935, e Savignone-Montemaggio, del 1937) che lo consacreranno agli onori della critica per la risonanza nazionale che ottengono nella propaganda di regime.
Espressione tra le più moderne dell’epoca in Italia sul piano della concezione architettonica, la Colonia marina di Chiavari si mostra sorprendentemente all’avanguardia anche per quello che riguarda l’impianto distributivo e i servizi interni, organizzati con criteri funzionali. L’edificio, che raggiunge i 43 metri di altezza, si compone di due corpi differenziati: uno inferiore, a sviluppo orizzontale disposto parallelamente alla battiglia, organizzato su due piani, contenente i servizi e i locali ad uso comune («ricreatorio», sala mensa, palestra); e il corpo superiore, una torre «lamellare» di nove piani, otto dei quali destinati a dormitorio, per una capienza complessiva di 400 bambini (una camerata unica con 50 letti per ogni piano) e l’ultimo, con una terrazza panoramica continua coperta da una pensilina, adibito a infermeria.
Testimonianza paradigmatica del razionalismo italiano, la ex-Colonia Fara è una struttura di eccellenza nel panorama dell’architettura del Movimento Moderno in Europa. Numerosi i referenti culturali che sottendono alla concezione dell’opera: il fabbricato, che con le sue forme curvilinee e il basamento ad ali laterali simmetriche rimanda all’architettura dell’aeroplano - laica mitologia del dinamismo futurista - pare direttamente ispirarsi ai progetti di Enrico Prampolini e Adalberto Libera per il Padiglione italiano dell’Esposizione Universale di Chicago (1932-33).
La questione di un recupero funzionale della Colonia prende di fatto avvio solo a partire dalla metà degli anni Novanta, alimentando un forte interesse nell’opinione pubblica e accese controversie in sede amministrativa e istituzionale. Nel 1994 il Comune di Chiavari si fa promotore di uno scellerato piano di riconversione della struttura, con una nuova destinazione a residenza turistica privata che prevede un grande complesso alberghiero con ristorante, discoteca, centro congressi e mini-appartamenti.

Contro questa destinazione una forte mobilitazione civile: nel 1996 la Sopritendenza ai Beni Architettonici della Liguria, sollecitata da un intervento della sezione Tigullio di Italia Nostra, ha apposto il vincolo di tutela alla Colonia, riconoscendo il valore monumentale di un edificio pubblico di «notevole interesse storico artistico».
*architetto esperto

del Razionalismo

Commenti