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Chiellini, Sissoko, Amauri una Juve con la spina dorsale

Trezeguet aveva segnato dodici gol e nessuno pensava che la Juve fosse l’anti Inter. Anzi. C’era di mezzo la Roma, che dall’Inter distava sette punti. Storia di un anno fa, giornata di campionato numero 16. Oggi la Juve dista solo sei punti, Amauri ha segnato 10 reti: gol pesanti (è il cannoniere più decisivo a rigor di statistica: 13 punti), se è vero che hanno portato una vittoria in più, un punto in più e una credibilità in più. Oggi è la Juve l’anti Inter. Naturalmente fino alla prossima smentita.
I gol di Amauri hanno fatto dimenticare quelli di Trezeguet e dimostrato che la Juve ci ha preso nell’acquisto: 12 reti in 24 partite (Champions compresa), media da far impallidire qualunque portiere. «Però Del Piero ha fatto una grande partita come Amauri», si è subito affrettato a ricordare Cobolli Gigli, impegnato a mantenere gli equilibri interni. La Juve di quest’anno è storia di gol al contrario: ne ha segnati meno dell’anno scorso, subiti di meno, ma hanno reso di più.
Che Juve è? Il presidente juventino ieri ha dato risposta. «Siamo una squadra di livello in cui si sono messi in evidenza giovani di valore come De Ceglie e Marchisio. Sono orgoglioso di questa squadra che può diventare competitiva per lo scudetto». Poi, preso da prudente realismo, ha aggiunto: «Se non quest’anno, il prossimo». Che poi è il nervo scoperto del tifo juventino, costretto ad attendere, a lavorare di scongiuri sulla ferrea salute dell’Inter, a guardare la squadra con un pizzico di vanità ma con una manciata di realtà. È una Juve da combattimento, difficile vederla senza forze e senza orgoglio, ma anche contro il Milan ha rischiato di lasciare qualcosa di troppo sul campo.
La forza della squadra non sta certo nei giovani, che l'avrebbero fatta affondare. Ma nella bontà della spina dorsale: un portiere decente, in attesa di Buffon, un difensore straripante come Chiellini, un centrocampista ad effetto muraglia, Sissoko, e l'ultimo arrivato dell'attacco: Amauri si è reso indispensabile a suon di gol. Ora resterà solo da risolvere un mistero: italiano o brasiliano? La Juve dimostra che dovremmo tenercelo stretto. «La squadra ha affermato i suoi valori contro una grande squadra. Un ricordo da conservare», ha concluso Cobolli. Quasi per ridisegnare una nuova realtà. Ieri gli avvocati hanno cercato di cancellare anche le ultime tracce di vecchia Juve, patteggiando nell’inchiesta sulle plusvalenze. Rischiano di pagare 70mila euro, contro i 500mila prevedibili.
A rigor di risultati, la Juve ha dimostrato di poter essere solo seconda: battuta dall’Inter prima di disintegrare il Milan. Resta da vedere se il Milan, in questo momento, è una grande squadra. Ecco perché l’orgoglio bianconero deve stare tutto in questo brasiliano acquistato con gran tintinnio di danaro e tanta gente a chiedersi: ma perchè lui? C’è Trezeguet, c’è Iaquinta, c’è Del Piero e non ci sono difensori e centrocampisti. Perché questa Juve è terribilmente a trazione anteriore. I difensori si sono arrangiati, il centrocampo fluttua tra certo e incerto. Marchisio non vale Tiago e nemmeno Zanetti. Ma a Torino hanno sempre voglia di stravedere per i giovani. Peccato che, quando vogliono sognare, si rivolgono alla vecchia guardia. E ad Amauri, che sembra già uno della vecchia guardia.

Un vincente.

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