Chierichetto racconta al giudice le violenze del prete

«Don Seppia mi raggiunse in sacrestia, mi abbracciò da dietro, premette le mani sul mio sterno e si appoggiò a me. In un'altra occasione, durante la confessione, mi mise una mano sul ginocchio e la mosse avanti e indietro». Il chierichetto 16enne, vittima di don Riccardo Seppia, durante l'incidente probatorio di ieri mattina, ha confermato le accuse di tentata violenza sessuale già emerse durante le indagini svolte dal pm Stefano Puppo. Il ragazzino è stato ascoltato dal gip Annalisa Giacalone, in un'aula protetta del nono piano a Palazzo di Giustizia.
Durante l'audizione, che è durata un paio d'ore, non erano presenti né don Seppia, né l'amico seminarista Emanuele Alfano, altro indagato nella delicata inchiesta. Il chierichetto, oltre agli approcci sessuali, ha confermato di aver ricevuto alcuni sms di «significato esplicito». Secondo la sua versione, confermata in modo chiaro e preciso, un giorno in canonica don Seppia lo abbracciò alle spalle, gli premette il ventre contro i glutei e il ragazzino si divincolò riuscendo a sfuggire all'approccio, ma non disse niente alla madre per la vergogna. Nell'altro episodio, invece, il chierichetto ha dichiarato che mentre don Seppia ascoltava i suoi «peccati», gli accarezzava le gambe: su questo punto l'avvocato Bonanni, difensore del prete, ieri mattina è intervenuto spiegando al Gip che il prete e il minore «erano in vista» perché dietro a una vetrata.

Tuttavia, il chierichetto ha mantenuto ferma la sua versione, senza mostrare contraddizioni, né incongruenze, né confusioni e confermando tutto quanto aveva già detto. In buona sostanza, parole pesanti come macigni, che ha pronunciato a fianco della sua mamma, la quale lo ha accompagnato di fronte ai magistrati come un angelo custode.

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