La Chiesa non ha l’esclusiva della pedofilia

Ci sono un paio di cose su cui, caro Granzotto, mi piacerebbe leggere il suo illuminato parere: riguardano entrambe la Chiesa cattolica e la pedofilia. La prima, se non ho capito male, è la notizia, data dal portavoce ufficiale Lombardi, che i casi in questione sono calati del trenta per cento: io penso che tutto ciò che è diverso da zero non vada bene; che cosa ne fanno dell’altro settanta? La seconda è la pelle sottile di padre Cantalamessa, che trova il modo di riferirsi, con toni alterati, all’antisemitismo, solo perché il Giornale ha raccontato alcune malefatte di alcuni suoi confratelli: mi piacerebbe che gli facesse conoscere qualche titolo per istruirsi su come venivano trattati gli ebrei nel ghetto di Roma da alcuni predecessori di Benedetto XVI (della Shoah dovrebbe già essere informato).
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Preferisco darle un parere oscurantista, caro Rosati, stante che di questi tempi più che mai ce l’ho con l’illuminismo e ce l’ho con l’illuminismo perché dalla canea perbenista che si avventa contro la Chiesa sento alzarsi l’«Ecrasez l’infame!» di Voltaire. Di quell’ipocrita, di quel collo torto di Voltaire che dissertava sulla tolleranza lanciando la più intollerante delle parole d’ordine: «Schiacciate l’infame!», cioè la Chiesa; che si compiaceva di propugnare l’eguaglianza degli esseri umani al tempo stesso facendo i conti di quanto guadagnato col commercio del «bois d’ébène». Degli schiavi. Dei quali, in società con l’armatore di una nave negriera di base a Nantes, era un attivo trafficante. Tutto quello che è diverso da zero non va bene, lei mi dice. Giusto. Non va bene. Però qui si vorrebbe dare a intendere che la pedofilia sia un misfatto circoscritto al clero. Qui si vuole addossare alla Chiesa in modo collettivo il peccato, la colpa, il crimine della pedofilia. E che, dunque, smantellata la Chiesa, schiacciato l’infame, il problema sia risolto. Giungendo al suo invocato zero, caro Rosati. Nel mentre, si fa finta di ignorare il successo travolgente del turismo sessuale di marca pedofila; si sorvola sulla massiccia presenza in Internet di siti pedofili strutturati da social network o paludati da blog; il mondo politico, artistico e intellettuale si mobilita a favore dello stupratore pedofilo Roman Polanski; si indica a salvatore della sinistra un politico schierato a favore della pedofilia. Perché, caro Rosati, nessuno ha puntato il dito su chi governa gli Stati dove converge il turismo pedofilo? Perché nessuno ha messo sotto processo Internet che pullula di lerci siti pedofili? Perché nessuno ha messo in croce Nichi Vendola per le sue parole: «Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia ad esempio, cioè del diritto (diritto caro Rosati, di-rit-to!) dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti e trattarne con chi la sessualità l’ha vista sempre in funzione della famiglia e dalla procreazione»?
La pedofilia è una brutta bestia cavalcata anche all’interno della Chiesa, questo è assodato. Ed è giusto, ed è doveroso denunciarne e duramente condannarne i casi. Ma la furibonda campagna di stampa internazionale non a questo sembra mirare, quanto ad addossare a Benedetto XVI complicità, se non proprio responsabilità dirette nei maneggi per nascondere, per insabbiare, atti di pedofilia commessi da religiosi. Una percussione mediatica dove è evidente la volontà di colpire il Papa, di écraser l’infame che incarna, per riprendere le parole del cardinal Sodano, verità morali, visioni della famiglia e della vita che non sono accettate.

Un gioco al massacro che ha portato a strumentalizzare perfino le parole, non certo irriverenti nei riguardi degli ebrei, di padre Cantalamessa (che non ha pelle sottile, caro Rosati). Sappia allora che questo neo illuminismo gaglioffo e ipocrita mi fa schifo. Resto dalla parte del Papa, resto dalla parte della Chiesa.

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