Simone Mercurio
Tra le diverse traiettorie della chitarra contemporanea, quella di Marc Ribot, questa sera al «La Palma» (ore 22) con il suo Trio, è certamente la più tortuosa. Per gli amanti delle etichette, Ribot può essere definito, per le sue frequenti digressioni musicali, come un cosmopolita senza radici. Da tanti è conosciuto anche come il chitarrista di fiducia di Tom Waits. Ma allora bisognerebbe ricordare le decine e decine di altri nomi con cui il chitarrista del New Jersey ha collaborato (da Elvis Costello a Marianne Faithfull, da Laurie Anderson a Sarah Jane Morris, da David Sylvian a Caetano Veloso, da Vinicio Capossela a Mimmo Locasciulli).
Un semplice «turnista» dunque? Uno di quei musicisti che «girano» accanto ai grandi? Con i suoi interventi, in verità, Ribot è capace di dare spessore inedito e personale alle musiche più diverse, creando un mood che è quasi un marchio registrato. Il suo stile personale e innovativo, definito un mix tra punk, jazz e blues, ha ispirato migliaia di chitarristi in tutto il mondo, diventando così un vero e proprio marchio di fabbrica riconoscibilissimo.
Oltre alle collaborazioni, Marc Ribot ha regalato però anche dischi in proprio di importante ricerca chitarristica e, in generale, sui suoni.
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